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Marmellata di fichi "a m'arcord".....

Da Lella

Sto facendo la marmellata di fichi e nelle pause scrivo questo Post.......
Le nostre piante di fichi quest'anno sono state molto produttive e questa è già la terza volta che prepariamo la marmellata, che è anche la preferita di tutta la famiglia.Oggi  ho avuto un valido aiuto nella preparazione, infatti mio marito e il più grande dei mie figli hanno contribuito a sbucciare i fichi, che è anche la parte più noiosa del lavoro. Eccoli all'opera sul terrazzo di casa.
Marmellata di fichi
Certo questi non possono più essere chiamati come un tempo, quando a dirigere i lavori erano mia suocera e mio suocero, i "giorni della marmellata". Allora i bambini erano piccoli e trascorrevamo tutta l'estate nella casa di campagna in compagnia dei nonni, dei cuginetti  e degli zii.Si cominciava in giugno con la marmellata di ciliege, poi si continuava con quella di pere (quelle che mia suocera chiamava di San Giovanni), di albicocche, di prugne, di pesche, ma anche quella mista con i residui di tutti i frutti e le mele renette. Già all'inizio dell'estate si faceva una prima marmellata di fichi, ma quella "vera" la si faceva dopo ferragosto, quando le piante fichi, anche se vecchissime, ci inondavano di frutti.I giorni della marmellata ce li ricordiamo tutti in famiglia...... i maschi di casa, con un codazzo di bambini al seguito, iniziavano la raccolta dei frutti che venivano riposti prima in cesti di vimini, poi travasati in cassette.Noi donne invece preparavamo tutto il resto, i coltelli, le bacinelle,  strofinacci puliti, scorzette e succo di limoni........ Raccolte le prime ceste ci mettevamo all'opera sedute su vecchie sedie di legno, intorno ad un enorme mastello, preventivamente lavato, sterilizzato e pesato ( era sempre lo stesso, ma ogni anno si controllava il peso perché ognuno di noi ne ricordava uno diverso!), dentro al quale lasciavamo cadere la frutta sbucciata e tagliata a pezzi.Iniziavamo piene di un entusiasmo che man mano scemava, quando le vesciche procurate dal coltello dolevano sulle dita e le mosche e le zanzare ci davano il tormento. Nonostante fossimo in tante addette alla preparazione della frutta, il lavoro durava tutto il giorno e solo verso sera, pesata la polpa, si aggiungevano lo zucchero e il limone (ma anche un poco di aceto che mia suocera aggiungeva all'insaputa di tutti e di nascosto perchè nessuno lo voleva, in partcolare la zia Mariuccia!), poi si copriva il mastello e le altre bacinelle con gli strofinacci puliti e li si portava nella "stanza della marmellata"  dove la polpa restava in fusione tutta la notte.Questa stanza non era altro che un vecchio garage, mai utilizzato allo scopo di accogliere un'auto, costruito al di là del cortile, sovrastato da un grande albero  di "ranclot", così mia suocera chiamava le prugne Reine Claude e lambito in un angolo dai lunghi rami di una Clematis viola che avevo fatto arrivare, insieme ad altri fiori dall'Olanda, scegliendoli da un catalogo che arrivava ai tempi un po' in tutte le case. Lo ricordate?La mattina seguente i bambini si alzavano prestissimo perché dovevano "aiutare" il nonno ad accendere il fuoco sotto il pentole di rame nel quale avrebbe cotto la marmellata.
Marmellata di fichi  Il bersò e al fog come sono oggi
"Al fog" era ai limiti di un pergolato (el bersò) ricoperto dai rami di una vite vergine che si intrecciavano a quelli  di una vecchia "topia" di uva americana, di cui mi sembra ancora di sentirne il profumo intenso.Appena il fuoco era pronto, si versava la frutta macerata nell'enorme pentolone di rame e per tutta la mattina si aspettava che prendesse il bollore.Mia suocera "montava di guardia" già di prima mattina e da lì non si schiodava fino a sera.Anche il pranzo veniva consumato sotto il pergolato tra lo schiamazzo dei bambini e l'intreccio dei pareri discordanti degli adulti sulla buona riuscita della marmellata.Il pomeriggio era impegnato nella preparazione dei vasetti che venivano allineati sul tavolone sotto il bersò e finalmente  a sera, dopo consulti vari e varie prove sul piattino, mia suocera sentenziava che era l'ora, si poteva invasettare!Era questo un lavoro riservato agli adulti, qualcuno travasava, qualcuno puliva i vasetti, altri li chiudevano e capovolgevano in bell'ordine. Qualcuno teneva lontani i bambini, impazienti di raschiare il fondo del pentolone, perché non si ustionassero, qualcuno scendeva nell'orto a raccogliere i pomodori per un'insalatona di fine giornata.Coperti i barattoli con vecchie coperte di lana, finalmente si rientrava in casa ormai stanchi ma felici per la buona riuscita del lavoro.Il giorno seguente etichettatura e "spartizione" dei barattoli tra le varie famiglie dei partecipanti.
Da quando i miei figli sono grandi  e dopo la morte dei nonni, non passiamo più tutta l'estate in campagna e ognuno di noi prepara la marmellata a casa sua. Tutto è più semplice e veloce, ma credo che come me, le mie cognate, mentre preparano la frutta, non possono non andare col pensiero a quegli anni, a quei giorni, a quelle marmellate.
Marmellata di fichi  i bimbi come erano 30 anni fa
Anche i bambini, erano sette e tutti in scala di età, non passano più tutte le estati insieme nella casa di famiglia in campagna, ma sono rimasti molto uniti e spesso ricordano con gioia mista a nostalgia i "giorni della marmellata".
Ops.... la ricetta?! quella della nonna Pina naturalmente! 4 hg. di zucchero per ogni chilo di polpa, scorsa e succo di limoni q.b. (e, di nascosto, un po' di aceto).
Marmellata di fichi


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