E così bicicletta fu. Certo, a volte l’ottimismo mio e del Ninnatore stupisce anche noi stessi. Ché se c’hai in casa una che manco sul triciclo ha mai voluto pedalare, bè, investire in un mezzo di trasporto più evoluto pare proprio un atto di coraggio.
E dovevate vederci, eh. Nel corridoio dell’ipermercato, come due forsennati, ad incitare la Marmocchia:
“Dai, pedala” – “Hop-hop, spingi con quei piedi” – “Suvvia, è facile” – “Ma porca di quella …..” – “Vai Marmocchia, vaaaaai!”
E lei immobile che ci guardava. Impassibile. Sguardo di chi si chiede perchè ci agitiamo tanto. E forse pensa che alla nostra età dovremmo stare più tranquilli, per non rischiare il coccolo.
Ma noi non ci diamo mica per vinti. Il Ninnatore la spinge, io le indirizzo il manubrio. Ma finita la forza d’inerzia resta di nuovo impalata a guardarci con quello sguardo un po’ perplesso, di quando proprio non capisce, e quegli occhi grandi che a volte ti si bevono il cuore.
Inutile dire che a me, però, un po’ giran le… ruote. Cioè, abbiamo trovato praticamente l’unica bicicletta per marmocchi particolarmente nani (no, perchè pare che la miusra dello stacco di coscia di mia figlia non sia contemplata dai costruttori di biciclette di tutto il mondo) con il miglior rapporto qualità-prezzo in commercio, e non me la lascio certo scappare. In fondo si tratta solo di farle capire il meccanismo, no?
E allora altro giro, altro regalo. Il Ninnatore, astuto come pochi, le tiene i piedi sui pedali per insegnarle il movimento. Ora, potete immaginare la scena. Lui chino su di lei che la fa pedalare rischiandoci una mano. La bici inizia a muoversi lungo il corridoio. Veloce, sempre più veloce. Acquattato su di lei il Ninnatore muove i pedali per farle sentire il movimento. La bici inizia a correre. Lui dietro di lei. Io li inseguo, facendo il tifo a pieni polmoni. La nana sembra divertita. Più da noi, forse, che dalla pedalata.
Il corridoio finisce. “Ora prova da sola” la incitiamo. Lei ci guarda. Un fumetto sulla sua testa dice “No, non ho mica capito!”.
Fa sempre così. Poco prima di iniziare l’asilo non riusciva a riconoscere i colori. Verde, rosso, giallo. Bo’. Non li capiva proprio. Poi una mattina si è alzata e ha iniziato a distinguerli come se non avesse fatto altro nella vita. Che tu dici non è normale. Ma forse anche sì.
E così il giorno dopo l’acquisto della sua prima bicicletta, e dopo averci forse dormito su una notte, la Marmocchia è salita in sella e ha iniziato a pedalare. E pedalare. E pedalare.
Certo, magari si guarda rapita i piedi sui pedali e rischia fossi e marciapiedi ogni sei secondi. Ogni tanto le s’ingrippa il meccanismo e sentenzia “questa bici non funziona più!”. Ma sta imparando. E a me un po’ piace e un po’ spaventa.
Sapete come corre il cuore delle mamme. Oggi la bicicletta, domani fidanzato e motorino. E sul balcone di casa guardo con un certa nostalgia quell’accozzaglia mal assemblata di colori che era il suo triciclo. E torno ad una primavera fa.
(notate il movimento tipo Flinstones… ché lei di pedalare non ci pensava proprio).E resto un po’ stupita e un po’ orgogliosa. Di quel gran miracolo che è vederti crescere un figlio sotto gli occhi.