1) Nessun concorso e/o appello è stato lanciato per scegliere l’impresa che si unirà ad ALEM per costruire gli alloggi militari. Solo una consultazione è stata lanciata, con tutti i dubbi che possono intervenire su di un accordo di tale ampiezza.
2) Alcuna autorizzazione del Ministero delle Finanze è stata, al momento, pubblicata sul Bollettino Ufficiale. L’ALEM è uno stabilimento pubblico ed è sottomessa ad una autorizzazione prima di creare un impresa comune con un patner privato.
3) Alcuna cifra concernente l’accordo è stata pubblicata, malgrado il fatto che Addoha sia una impresa nazionale. Le regole elementari della comunicazione finanziaria esigono una pubblicazione di queste cifre affinchè gli analisti finanziari possano attualizzare i bussiness-plan dell’impresa. Si tratta certamente di un accordo con un agenzia a vocazione militare (quindi a carattere sensibile), ma si parla di 280 ettari di terreno nel centro di Casablanca, con un valore stimato in miliardi di DH, e non di aerei da caccia o carri d’assalto. Ma in Marocco, non è il CDVM (autorità di regolamentazione finanziaria) che suona il campanello d’allarme davanti a questi tipi di annunci? Il suo direttore generale è persona reputata molto vicina a Majidi e Bouknadel (DG della SNI), ed è probabile che non farà altro che seguire i diktat venuti dall’alto.
Con queste condizioni di patnerariato, opaco e etereo, non è assurdo vedere il ricchissimo uomo d’affari Miloud Chaabi, manifestare il 20 febbraio scorso, chiedendo più trasparenza ed equità nelle attribuzioni dei mercati pubblici, e di non accordare privilegi a numerose imprese, connesse in una maniera o in un altra, alle alte sfere dello Stato.