Dopo 3 giorni a #Marsalawine2013 abbiamo ben capito perché Giuseppe Garibaldi scelse proprio Marsala per sbarcare in Sicilia e dare il via all’impresa dei Mille che unì l’Italia. Motivazioni strategiche-militari? Sicuramente (come sapientemente ricordato dallo studioso Luigi Giustolisi, premiato alla carriera), ma chi altro sarebbe riuscito a resistere alle tentazioni fatte di calice di Marsala, altri pregiati vini, sapienti ricette e diffusa solarità? Noi, ospiti della città Capitale Europea del Vino 2013, lo abbiamo ben compreso. Allora vi guidiamo in tour di 2 giorni che definire “enogodereccio” è poco. Dopo l’ingresso cittadino da Porta Garibaldi, (non poteva essere altrimenti) ecco l’Antico Mercato, i cui portici di origini spagnole ospitano banchi di pesce fresco e profumate spezie. Occhio perché lo stesso spazio cambia volto al tramonto, diventando il centro della vita notturna con locali da aperitivo e dopo cena (spostate l’orologio di un paio d’ore in avanti, rispetto alle abitudini del “continente”). Marsala affascina per il suo stile barocco, le sue chiese finemente restaurate ma è il profumo del Marsala Doc a rapire. Imprescindibile una visita all’interno delle storiche Cantine Florio, nate nel 1833 per fare concorrenza a colui che, nel 1773, la vide lunga e inventò il Marsala: l’inglese John Woodhouse. Qui Donna Florio (detta la “Regina di Palermo” soprattutto per le sue mani bucate) sembra ancora oggi aggirarsi tra gli infiniti corridoi fatti di antiche botti. Secco o semi-secco (esiste anche la versione dolce, ma ormai la produzione è di nicchia o quasi), gustare il Marsala (da uve Grillo, Catarrato, Inzolia e Damaschino) nelle Cantine Florio è un’esperienza sensoriale che un vero eno-turista (sono 30 mila le visite annue) non può perdersi. Anche per provare gli “insoliti” abbinamenti con il Parmigiano Reggiano e il Gorgonzola dolce. Marsalawine ha permesso, inoltre, di conoscere faccia a faccia grandi interpreti della viticoltura siciliana come Donnafugata, Marco De Bartoli, Benanti, Duca di Salaparuta toccando con mano la grande crescita qualitativa in corso. Tra le degustazioni allestite da Ais nel cinquecentesco Complesso di San Pietro, la scelta si è concentrata sulle grandi annate dei Bianchi di Sicilia. Gli autoctoni Grillo, Carricante, Cataratto e Inzolia e quindi lo Chardonnay certificano come i vini siciliani stiano percorrendo la rotta della qualità con grande concretezza, esaltando la loro identità territoriale. Lasciati (fortunatamente) per strada gli eccessi di legno e dell’esasperata ricerca di gusto internazionale, ecco un meritato e maggiore spazio all’acciaio e quindi al frutto e ad una terra unica. Assolutamente da assaggiare i Grappoli del Grillo 2001 (100% Grillo) di Marco De Bartoli (meritatamente premiato con la prima edizione del Premio Marsalawine 2013) e l’Etna Bianco Superiore Doc Pietramarina 2008 di Benanti (100% Carricante). Altra tappa da mettere in scaletta è la visita delle antiche cantine marsalesi di Donnafugata (che risalgono al 1851). La splendida Salina Ettore e Infersa nella Riserva dello Stagnone – di fronte all’isola di Mothia, tra Marsala e Trapani lungo le vie del Sale di Trapani Igp – è la più suggestiva cartolina che resta impressa di questo angolo di Sicilia occidentale. Al palato, inoltre, restano nitide tracce dei golosissimi arancini, i “timballini” alla Norma, i busiati con sugo di pesce, le sarde in beccafico di Riccardo Sala di Torre di Occidente, i marinati di mare di Gabriele Li Mandri dell’Osteria Il Gallo e l’Innamorata; il pesto alla trapanese del giovanissimo chef Emanuele Russo de Le Lumie (che rappresenterà l’Italia al prossimo Cous Cous Festival, dal 24 al 29 settembre a San Vito Lo Capo), la cassata di Alagna e la granita al caffè dell’Antica Pasticceria De Gaetano. Mica scemo Garibaldi!
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