22 giugno 2015 Lascia un commento
Che poi le esposizioni siano in linea col contenitore si capisce sin dall’ingresso alla parte espositiva temporanea che fino all’8 Novembre 2015, presenta alcune della 20000 opere gia’ in collezione che periodicamente si alterneranno in diverse forme tematiche. Percio’ la definizione di "mostre possibili" ben rappresenta l’ambito proposto e parliamo di un ‘900 artisticamente e non solo, ampissimo e vertiginoso nell’orizzontalita’ del tempo e altrettanto esteso nella verticalita’ delle nazioni. Percio’ i curatori saggiamente raccolgono minuscole schegge del secolo scorso e lo sintetizzano in sale tematiche identificabili da hashtag come titolo, introduzione e contesto. Cio’ consente di spaziare nelle due dimensioni e proporre la modernita’ senza tempo di Casorati, Medardo Rosso, Sironi, de Chirico e Campigli, il passaggio dal figurativo sempre meno legato all forma e piu’ all’idea, che si sfalda definitivamente nell’astrazione del dopoguerra, di Manzoni, Fontana e Burri traghettata dal non-realismo di Morandi.
Dopodiche’ il puro concetto prende il sopravvento, si salta al di la’ dell’oceano e ogni medium, ogni materiale, e tutte le forme espressive trova dimora, percio’ avanti Barbara Kruger e Gabriele Basilico, John Baldessari, Bill Viola e via di questo passo.
L’idea e’ vincente anche perche’ a piccoli pezzi ben strutturati, e’ possibile ricostruire un percorso tematico altrimenti difficile da organizzare. Parallelamente, in tutti i sensi trattandosi del piano superiore e fino al 20 Settembre 2015, la mostra "La guerra che verrà non è la prima 1914-2014" inaugurata com’e’ ovvio in concomitanza del centenario della Prima Guerra Mondiale, che si compone di reperti, miniature, illustrazioni e ogni forma di possibili di testimonianze sul primo conflitto mondiale, vincitori e vinti, non soltanto dell’epoca ma anche a posteriori. Tra didattica ed esperienza museale, arte e storia si mescolano e si confondono e la guerra e’ raccontata coi numeri, le carte, scritti e raccolte materiali, ricordi e suggestioni, molta arte naturalmente.
Il MART mi e’ piaciuto tantissimo, dentro e fuori, per quantita’ e qualita’ delle opere, per come sono state organizzate e per la struttura delle mostre. Davvero un’eccellenza italiana di cui andare fieri.