Marta Ottaviani e la questione curda

Mi hanno appena segnalato un nuovo e delirante post sul blog kemal-leghista: una nuova e inappellabile prova di come Marta Ottaviani – corrispondente per caso – parli di argomenti che non conosce e si esibisca in analisi che fanno impallidire per la loro ingenua superficialità.

Ieri prima di partire per l’ennesimo viaggio di Stato, il premier Erdogan in conferenza stampa ha detto che lo Stato turco è pronto a riprendere i contatti con il Pkk tramite il servizio segreto del Mit se le condizoni lo dovessero rendere necessario. Intanto questa mattina 110 persone sono finite in manetta in seguito a una vasta operazione antiterrorismo. Si tratta di membri del KCK, uno dei rami del Pkk. Speriamo possa servire ad arginare l’ondata di attacchi che si è verificata negli ultimi tre mesi.

A parte il fatto che il Kck – come qualsiasi persona che si occupa professionalmente dovrebbe sapere – non è un “ramo del Pkk” (è ben altro: per accorgersene, basterebbe consultare wikipedia), ma può un giornalista – e non una massaia che incontra delle amiche al mercato – “sperare”? Ma un giornalista non dovrebbe proporre analisi, chiavi di lettura, interpretazioni? Non dovrebbe spiegare quello che accade sulla base dei fatti e della logica? Ecco, i fatti e la logica ci dicono – al contrario di quello che pensa la Ottaviani (e solo lei!) – che le azioni repressive contro attivisti politici (sono stati arrestati attivisti politici, non terroristi) producono solitamente un inasprimento della lotta armata.

Ovviamente, chiedo agli amici che si occupano della questione curda di inviarmi del materiale per il blog, con rflessioni e testimonianze: e magari potrebbe essere utile se scrivessero direttamente a La Stampa e al suo direttore per illuminarli su che tipo di disinformazione stanno permettendo.