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Marte: l’invasione robot

Creato il 14 marzo 2016 da Media Inaf
Crediti: Google Mars. Grafica: Davide Coero Borga - MediaINAF.

Cliccare per ingrandire. Crediti: Google Mars. Grafica: Davide Coero Borga – MediaINAF.

Sono 5 le sonde in orbita attorno al Pianeta Rosso, 6 con ExoMars in arrivo. Ma fra rover, lander, strumenti e archibugi HiTech l’invasione pacifica di tecnologia umana sulle lande marziane racconta una storia lunga 50 anni: con MediaINAF abbiamo realizzato un’infografica che raccoglie tutte le missioni ammartate e gli orbiter attualmente attivi.

Quando fra una manciata di mesi la sonda europea ExoMars infilerà l’orbita marziana saranno 6 gli occhi robotici puntati sulla superficie del Pianeta Rosso. È passato poco più di un anno da quando la sonda indiana MOM è arrivata da quelle parti (il 24 settembre 2014), con una tra le più economiche spedizioni spaziali mai tentate (75 milioni di dollari, il prezzo di un giretto sull’astrotaxi Soyuz). Prima di lei la sonda ESA Mars Express e le missioni NASA Mars Odyssey, Mars Reconnaissance Orbiter e il Mars Atmosphere and Volatile Evolution (MAVEN) orbiter.

L’esplorazione di Marte è stata una parte fondamentale delle missioni di esplorazione spaziale per Unione Sovietica (e Russia poi), Stati Uniti, Europa e Giappone. Dagli anni Sessanta sono state inviate verso il quarto pianeta del Sistema Solare dozzine di sonde automatiche senza equipaggio, con orbiter, lander e rover al seguito, per raccogliere dati e rispondere a importanti quesiti scientifici sul pianeta e il suo passato. Un’avventura affascinante che ha richiesto budget importanti e che ha collezionato una lunga serie di fallimenti (circa due terzi su un totale di oltre cinquanta lanci).

I russi ci hanno provato e riprovato. Le prime due, Mars 1960A, Mars 1960B, sono fallite subito dopo il lancio. Mars 1962A e Mars 1962B, fermate in orbita attorno alla Terra. Di Mars 1 si persero invece le comunicazioni mentre era in rotta per Marte. Fu il Mars 3 Orbiter a raggiungere per primo il pianeta rosso il 27 novembre 1971. Il suo lander toccò con successo il suolo del Pianeta diventando il primo veicolo costruito dall’uomo a giungere integro sulla superficie marziana (anche se il segnale venne perduto dopo meno di 15 secondi di trasmissione dati, per motivi a oggi sconosciuti).

Nel 1975 seguirono le missioni Viking, con due lander morbidamente ammartati nel 1976 e rispettivamente 4 (Viking 2) e 6 anni (Viking 1) di attività scientifica al suolo. Meno fortuna ebbe il lander ESA Beagle 2, perduto nel dicembre 2003 e avvistato solo 11 anni più tardi dalla camera HIRISE a bordo della sonda della NASA Mars Recoinassance Orbiter. Da allora solo la missione NASA Phoenix ha toccato il suolo marziano con un pacchetto di strumenti “immobili” nel 2008.

A muoversi e a sbracciarsi in maniera più o meno ordinata sono, invece, i rover NASA: Sojourner (1997), Spirit e Opportunity (2004), Curiosity (2012). Questi ultimi due ancora attivi e ansiosi di macinare chilometri sulla superficie del Pianeta Rosso. Il loro successore designato è ExoMars, con il secondo lancio della missione previsto per il 2018. L’invasione robotica di Marte è appena agli inizi.

Per saperne di più, ecco altri articoli dello Speciale ExoMars di Media INAF:

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Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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