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Marte: un buon posto per fare i funghi

Creato il 07 febbraio 2014 da Psicosi2012 @martini_mat

Vi ricordate la storia di Pinnacle Island? Si, proprio quella roccia che e’ stata trovata di fronte al rover Opportunity su Marte e che dodici giorni prima non c’era. Di questo abbiamo parlato in un articolo specifico:

- Scherzi … marziani

Come potete leggere, la storia e’ molto semplice: dopo un periodo di 12 giorni di ibernazione del rover, al suo risveglio e’ stata trovata una roccia proprio davanti agli strumenti che prima non c’era. Su questo si e’ speculato molto, ma la stessa NASA ha subito mostrato le immagini pubblicamente, guardando al caso come una curiosa anomalia. La spiegazione data e’ molto smeplice, si tratta di una roccia rimasta attaccata al rover che, a causa dei movimenti, si e’ successivamente staccata. A riprova di questo, come spiegato proprio nell’articolo, una delle ruote di Opportunity e’ bloccata e viene quindi trascinata sulla superficie. In queste condizioni e’ molto facile che qualcosa resti impigliato sotto al rover.

Di queste speculazioni sempre presenti ne abbiamo parlato abbastanza e, che ingenui che siamo, pensavamo fossero finite sul nascere. Invece, proprio qualche giorno fa, l’ennesimo “scienziato” e’ tornato alla carica.

Come ci ha segnalato un nostro caro lettore proprio nei commenti del primo articolo, qualcuno ha proposto che Pinnacle Island non sia in realta’ una roccia, bnesi’ un fungo, per la precisione un Apotecio. Come giustamente fatto notare anche nel commento, come potrebbe un fungo nascere su un terreno cosi’ inospitale come quello di Marte? Non solo, per poter avere un fungo, e’ necessario che ci siano delle spore che arrivino sul terreno. Da dove sono arrivate queste spore? Chi ce le ha messe? Vuoi vedere che alla fine si tratta veramente di uno scherzo dei marziani che cercano di fare impazzire la NASA?

Messa in questo modo, sembrerebbe proprio uno scherzo del solito buontempone multimediale che si diverte a fare ipotesi senza senso per alimentare il complottismo. Invece, come potete leggere in diverse fonti, l’accusa sembrerebbe venire addirittura da un biologo che non solo ha fatto queste dichiarazioni in rete, ma ha anche pensato bene di denunciare la NASA! Non parlo per enfatizzare i toni, ma si tratta di una vera e propria denuncia pubblica che potete scaricare da queto link:

- Denuncia NASA Fungo

Come vedete, secondo questo biologo, tale Rhawn Joseph, la NASA si sarebbe rifiutata di analizzare microscopicamente quello che secondo lui e’, senza ombra di dubbio, un fungo. Secondo voi, se vi trovate qualcosa di cosi’ sensazionale ed inatteso proprio davanti al rover, non e’ normale fare analisi specifiche, anche microscopiche, per vedere di cosa si tratta? Siete andati fino a Marte per far girare per decine di metri in mezzo al nulla rover da milioni di dollari, poi trovate qualcosa di sensazionale proprio davanti a voi, e lasciate il tutto nel dimenticatoio? C’e’ sicuramente qualcosa di losco sotto!

In sintesi, queste sono le esternazioni del nostro caro biologo Rhawn Joseph. Tra l’altro, le sue ipotesi sono state anche pubblicate su una rivista scientifica che prevede anche il peer review, cioe’ la valutazione di esperti del settore che decidono in base a duri criteri scientifici quali articoli siano degni di pubblicazione. La rivista e’ niente poco di meno che il “Journal of Cosmology”.

Ragazzi miei, qui tutte le mie convinzioni iniziano a scricchiolare. Per mesi vi ho spiegato il processo di pubblicazione delle riviste, annoiato con la storia del peer review e di come funziona il metodo scientifico. Ora siamo di fronte ad una notizia che soddisfa tutti i criteri tanto sbandierati. Come la mettiamo?

Prima di arrivare a conclusioni affrettate e’ il caso di analizzare meglio tutta la storia.

Ovviamente, dal punto di vista scientifico e biologico, non posso che sposare in pieno lo scetticismo del commento da cui siamo partiti. Per far crescere un fungo, servono condizioni particolari, se non altro per la presenza di spore. Se parliamo di funghi, un fungo e’ un fungo sia sulla Terra che su Marte. Non e’ che il pianeta rosso abbia qualcosa di magico in grado di far crescere spontaneamente forme di vita.

Come e’ possibile allora che siano soddisfatte tutte le richieste scientifiche del caso?

Per poter rispondere a questa domanda, dobbiamo aprire una piccola parentesi. Come detto in precedenza, per poter pubblicare su riviste scientifiche del settore, e’ necessario passare attraverso un processo di peer review. Vi ripeto come funziona. Facciamo una ricerca che porta a dei risultati. Vogliamo pubblicare le nostre scoperte su una rivista specializzata. Come facciamo? Mandiamo l’articolo al comitato editoriale. Questo nomina uno o piu’ “referee” che hanno il compito di studiare il nostro lavoro. Ovviamente si tratta di persone riconosciute come esperti a livello mondiale del settore interessato. Questi referee leggono, studiano e ci mandano delle comunicazioni con tutta una serie di domande. Praticamente  ci fanno “le bucce” su ogni singola riga, chiedondo maggiori speigazioni, ulteriori dati, ecc. Il tutto per controllare che il lavoro sia consistente e le analisi condotte secondo i piu’ seri e rigorosi criteri scientifici. Al termine del processo, e solo se il referee lo decide, il nostro lavoro viene pubblicato e diviene disponibile al settore scientifico.

Negli ultimi anni pero’, c’e’ stato un fenomeno molto particolare, che ha visto la nascita di numerose riviste, lasciatemi dire, “farlocche”. Si tratta di riviste per cui il processo di peer review e’ molto piu’ semplice o, a volte, addirittura inesistente. Perche’ questo? Semplice, per poter dare maggiori possibilita’ di pubblicazione. Nel contempo pero’, questo ha creato una diffusione di articoli pseudo-scientifici molto discutibili. Per difendersi da questo fenomeno, ogni rivista viene classificata secondo un “impact factor”, vedetelo come un punteggio di validita’ della rivista stessa. Piu’ e’ alto l’impact factor maggiore e’ il prestigio della rivista. Per farvi un esempio, quando si partecipa a concorsi universitari o nei centri di ricerca, l’attivita’ scientifica viene valutata proprio guardando il numero di pubblicazioni, la tipologia di rivista in cui sono pubblicati e altri parametri pensati per definire precisamente la qualita’ del lavoro di ciascun ricercatore.

A questo punto, spero che il discorso sia chiaro. Tornando al famoso fungo, cosa possiamo dire sulla rivista in questione? Semplice, si tratta proprio di una di quelle riviste al centro della polemica per “peer review” un po’ troppo permissivi e per alcuni articoli pubblicati su argomenti abbastanza speculativi. A riprova di questo, vi segnalo una pagina con tutte le riviste valutate negativamente, tra cui compare anche Journal of Cosmology:

- Riviste poco affidabili

Gia’ la rivista di suo non ci fa sperare molto, ma passiamo all’autore della denuncia e del relativo articolo. Rhawn Joseph e’ uno di quei scienziati, biologi, fisici, ecc che nonostante la laurea hanno capito come far fruttare i loro titoli di studio parlando di argomenti di confine che attirano sempre l’attenzione di molte persone. Guardate per curiosita’ i titoli dei libri pubblicati da questo tizio ed in vendita su Amazon:

- Rhawn Joseph, libri

Capite di chi stiamo parlando? Ovviamente i soliti siti complottisti dimenticano di fare queste importanti considerazioni a discapito di un’enfasi incredibile nel commentare la lotta di questo paladino della verita’ nei confronti della NASA e della “scienza ufficiale”.

Solo per rispondere alle affermazioni del biologo, la NASA ha gia’ ovviamente fatto le analisi del caso. Dei risultati ne abbiamo parlato gia’ nel precedente articolo: Pinnacle Island e’ una roccia e la NASA ha gia’ dichiarato anche la siua composizione. Se abbiamo un sasso fatto di zolfo, manganese e magnesio, come possiamo parlare di fungo o, comunque, di altra forma di vita?

Purtroppo, anche nell’ambito della scienza, c’e’ sempre qualcuno pronto a speculare e sparare affermazioni assurde per ritorno personale come, da quanto visto, un aumento di vendite dei propri libri.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.



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