“Non correre, ti prego”. Le scarpe col tacco, miste alla pioggia, erano un’arma pericolosa anche per una ragazza agile come lei. All’andata la corsa era di eccitamento per la cena, ma ora era diversa. “Non posso fermarmi, vai veloce” “Ti prego, non avercela con me”. Una frase che a lui suonava davvero come una martellata dopo il suo -no- secco che rimbombava nelle sue orecchie e nel suo petto. Il convenevole del “Voglio che restiamo amici” unito al “Cosa posso fare per farmi perdonare” non facevano altro che accelerare il processo di indurimento. Quando la rivide molto tempo dopo,il ricordo di quelle parole stava per sfondare il suo cuore che nel tempo si era rivestito di metallo che, seppur respingeva i colpi, li faceva vibrare nelle sue vene. E ogni volta che la rivide in futuro, il martello mentale dei ricordi non si faceva attendere, scatenando un terremoto di emozioni che per tutta la vita avrebbero scosso quel metallo di dubbia fattura.
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