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Martin Mystère rinasce nella selva oscura

Creato il 24 agosto 2015 da Chemako @chemako71
Martin Mystère rinasce nella selva oscura

Da quanto tempo non leggevo una storia avvincente, intelligente e stimolante di Martin Mystère? Sinceramente non lo ricordo più. Ma dal 12 agosto il Detective dell'Impossibile è tornato quello di un tempo! E dobbiamo ringraziare Vincenzo Beretta e Giancarlo Alessandrini che insieme hanno realizzato L'albo filosofico, avventura numero 340 della collana Martin Mystère. Una storia ricca, densa, profonda, frutto di un grande lavoro di documentazione da parte dello sceneggiatore milanese. Beretta elabora un'avventura molto particolare, nella quale ritroviamo il Martin serio, distante da quella macchietta quasi comica in cui troppo spesso viene relegato. E d'altronde c'è ben poco da ridere a Clark's Corner, la cittadina del New Hampshire dove Martin indaga su un vecchio caso efferato di omicidio. L'assassina, rea confessa, è Clarisse, una studentessa di psicologia affetta da schizofrenia, che ha ucciso nottetempo il proprio ragazzo mentre campeggiava insieme a lui in una foresta. Il tema è molto delicato e viene affrontato con le dovute cautele ed attenzioni. Il giallo si tinge di nero e Beretta dispiega una trama che tiene il lettore sempre col fiato sospeso.

Martin Mystère rinasce nella selva oscura

L'inconscio, il linguaggio simbolico degli archetipi attraverso cui si esprime, la parte ombra della nostra psiche, il contrasto fra ciò che siamo veramente nel nostro profondo e ciò che l'educazione e le convenzioni sociali ci spingono ad essere, o meglio, ad apparire: sono questi alcuni dei temi che emergono dalla lettura de L'albero filosofico. Ma non c'è solo Carl Gustav Jung ad apparire come forte spunto per la storia. Beretta inserisce con molta coerenza logica e narrativa una parte rilevante e molto dettagliata relativa all'alchimia, intesa come cammino spirituale dell'uomo per la ricerca del vero Sé. E poi c'è la figura dell'albero, anzi della foresta con tutti i suoi simbolismi a costituire il leitmotiv di tutto il racconto. Diversi personaggi, con le loro storie, punteggiano la trama, innestando così vari racconti all'interno di quello principale. Beretta è bravo anche nel tratteggiare la diversa personalità di questi comprimari, e Alessandrini lo supporta dal punto di vista grafico sottolineandone le differenze.

Martin Mystère rinasce nella selva oscura
Se l'albo funziona a meraviglia, buona parte del merito va attribuita anche ai disegni che esprimono al meglio l'intensità emotiva della storia. Fanno venire i brividi le tavole raffiguranti le scene ambientate durante la notte nella foresta, o l'incontro tra Martin e Clarisse nella gelida stanza del manicomio criminale dove è detenuta. Alessandrini è poi abilissimo a rappresentare gli stati d'animo di Martin, attraverso la mimica facciale e la gestualità: una ricchezza di espressioni che non vedevo da tempo.
L'albero filosofico è un albo da leggere e da rileggere, ricco di spunti e di stimoli. Segna il ritorno in grande stile di Martin Mystère, uno dei personaggi più affascinanti che il fumetto italiano abbia mai partorito. La creatura di Alfredo Castelli ha trovato una nuova linfa grazie alla storia scritta da Vincenzo Beretta e disegnata da Giancarlo Alessandrini. Mi auguro che sia solo la prima avventura di una lunga serie.

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