MARTIN SCORSESE DAY: The aviator

Creato il 23 gennaio 2014 da Jeanjacques

Ed ecco che un altro evential day [si dice così?] è giunto sulle pagine di noi blogger! Oggi tocca a sua maestà Martin Scorsese, un regista che forse non mi porto nel cuore ma del quale comunque riconosco l'oramai storiografica importanza. A lui so devono delle pellicole che hanno segnato più di un'epoca, oltre che dei lavori magari meno autoriali ma dove il suo innato tocco tecnico si fa sentire comunque. E dire che avevo proprio avuto modo di citarlo in un altro evential day [richiedo: si dice così?] col film Gangs of New York... solo che all'epoca il day di riferimento era verso l'attore Leonardo DiCaprio, ma guarda caso avevo finito per parlare di più dell'asmatico più importante della recente settima arte. Adesso, com'è giusto che sia, si celebra finalmente il one man che sta dietro la macchina da presa, e lo faccio con uno dei suoi film meno chiacchierati ma che, nel suo piccolo, all'epoca in cui lo vidi come oggi, mi piacque davvero. Quindi saltiamo questo odioso primo paragrafo dio rito per addentrarci in questo film.
Si parla della vita di Howard Huges, un imprenditore col pallino del cinema e dell'aviazione, attraversando la prima metà della sua turbolenta e traumatica esistenza, fra amori, ossessioni e tentativi di isolamento.Quella del biopic è un'arte sottile. Si corre sempre il rischio di fare delle pure esaltazioni di un personaggio quando magari questo non lo meriterebbe, in certi casi senza soffermarsi su quei particolari contraddittori e quindi umani che contribuirebbero a renderlo interessante tutta la sua imperfezione - e quindi, umanità. Un po' il motivo per cui non amo gli sceneggiati Rai, quindi. Il rischio di trattare un personaggio così strano e ambiguo come Huges c'era tutto, ma per fortuna il buon Martin non cade nel tranello facilone e riesce a fare un film forse imperfetto ma comunque molto interessante e che non si dimentica facilmente. Tutto inizia con una rapida ripresa che vede l'imprenditore da bambino, mentre sua madre gli fa il bagno e lo avverte dei pericoli del mondo e delle malattia, frase che scatenerà gran parte dei disturbi mentali che segneranno la vita dell'uomo adulto che diverrà. Da l' im poi vediamo tutte quelle che sono le sue conquiste principali, i fallimenti ma anche un'intramontabile voglia di rimettersi sempre in gioco, spesso a rischio della propria vita. La scelta vincente del trattare di un personaggio simile sta nella sua duplice passione, ovvero quelle aeree e cinefile, spesso legate a doppio filo e che offrono quindi una doppia lettura dell'opera: da una parte abbiamo la possibilità di seguire la vicende storiografiche del personaggio, come se fosse un film informativo che permette di conoscere una figura pittoresca ed eccentrica senza però negargli i momenti di umanità di cui sopra, dall'altra invece c'è un discorso deliziosamente metacinematografico che permette al regista di esaltare un'epoca dove la settima arte ha conosciuto una delle sue più ampie forme di divismo, innalzando quindi nel media stesso la propria passione cinefila, senza però distaccarsi dal narrare le gesta di questo modern hero. Magari sono solo dei segoni mentali che solamente un idiota come me poteva farsi, però ci tenevo a fare questo discorso, perché rimangi sempre convinto che un certo tipo di arte debba, in minima parte, esaltare la passione verso sé stessa. E quindi in centosessanta minuti che filano lisci come l'olio abbiamo tutto lo spazio che serve per vedere illustrato un personaggio che ha segnato la nostra epoca passata in tutte le sue sfaccettature, siano esse positive o negative. Perché Howard Huges era un essere umano come lo siamo stati noi, coi suoi innegabili pregi ma i suoi demoni interiori che, in parte, ci è impossibile capire perché così personali. Ed è proprio nella famosa parte dell'autoreclusione che film annaspa un pochetto, proprio perché narrare senza filtri e censure cosa possa aver passato una persona in un momento simile è davvero difficile (se non impossibile), ma comunque fa tutto con un'innata classe. Resta quindi un eccelsa ricostruzione storica e una rappresentazione della Hollywood che fu davvero sfarzosa e indimenticabile. Ottimi quindi gli attori, a cominciare da un DiCaprio davvero bravo e quasi trasformista che riesce a esprimere tutta la propria bravura. Ma per quanto riguarda il comparto femminile, beh... se avete la pressione bassa non guardate questo film, perché Cate Blanchett e Kate Beckinsale sono veramente di una bellezza ai limiti dello straodinario. Ma so sa, quegli anni sono così pieni di fascino che pure John C. Reilly sembra un adone. Ma non bastano quelle due gnoccolone a diminuire l'emozione davanti alle magnifiche sequenze aeree, davvero dirette con classe e senza particolari barocchismi gratuiti, e che non fanno mai dimenticare cosa si sta realmente guardando. Il che si sposa alla perfezione con un finale spiazzante e davvero inquietante, che segna davvero l'indecifrabilità dell'animo umano, così oscuro e così incomprensibile.Forse non il miglior film di questo regista così poliedrico e versatile, ma comunque una pellicola che merita di essere vista, anche se per puro scopo informativo - se non altro non ci sono le odiose didascalie finali.Voto: ★½
A questo day partecipano anche:Ho voglia di cinema con "Shutter island"Scrivenny con "The departed - il bene e il male"In Central Perk con "Quei bravi ragazzi"Pensieri Cannibali con "Al di là della vita"500 film insieme con "Hugo Cabret"Non c'è paragone con "Casinò"Director's cult con "Toro scatenato"

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