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Sembra che questa considerazione sia alla base dell’opera pittorica di Marzio Tamer, il pittore che da anni stupisce con il suo virtuosismo e la poetica dei suoi dipinti e che avremo modo di ammirare nuovamente con l’esposizione che si terrà presso la Salamon&C, galleria che lo rappresenta dall’inizio della sua attività. Un’occasione per osservare da vicino l’attività del pittore degli ultimi due anni: diciotto acquerelli eseguiti con il drybrush, la tecnica tipica degli esponenti della figurazione americana del ‘900 che implica l’uso di un pennello fine e quasi privo d’acqua. Un metodo che gli consente di eseguire i suoi magici dettagli senza perdere di vista la veduta d’insieme e l’immediatezza del gesto dell’acquarello.
Tale passione deriva dall’incanto che la pittura di Tamer propone. L’artista si rinnova ad ogni opera, che rispecchia uno sguardo verso la natura ormai tipico e riconoscibile, che dà origine a un rito abituale fra i suoi osservatori, i quali, di fronte a un paesaggio o un evento atmosferico spettacolare, si chiedono come Tamer lo interpreterebbe. Una gratificazione cui il pittore veneto, riservato e operoso, risponde con una produzione sempre più fresca, dove l’assidua ricerca verso un linguaggio essenziale non inquina la profondità dello sguardo. Una pittura che radica il suo spirito nella tradizionale esigenza di raggiungere la bellezza attraverso gli strumenti dell’armonia compositiva e cromatica. Una pittura che si colloca nel percorso di quegli artisti che propongono la loro arte supportandola con un mestiere ottenuto dall’esercizio dal vero e la paziente conquista di un mestiere. Sono gli stessi artisti che hanno rotto quella sorta di maleficio che in molti autori, negli ultimi decenni, li ha svuotati di ogni contenuto tecnico, trasformando la loro produzione in pura idea e in un prodotto di marketing, troppo spesso priva d’inventiva originale e sterile.
La mostra personale degli acquerelli di Marzio Tamer, allestita nella sede milanese della Salamon&C, propone diciotto opere risultato di una meticolosa preparazione cui l’artista è avvezzo. Il suo lavoro si divide prevalentemente in due fasi: quella inventiva, complessa e riflessiva, ed una esecutiva dove mette a frutto una conoscenza e una padronanza tecnica così rara e inusuale da renderlo un fenomeno nel panorama dell’arte internazionale.
La sua fase iniziale consta di una lunga osservazione della natura, spesso non immediatamente trasferita sulla tela e ancor meno tradotta pedissequamente, ma necessaria a fornirgli le informazioni indispensabili per inventare paesaggi che, sebbene siano di fantasia, risultano così verosimili da essere più veri del vero. Una veridicità che raggiunge anche quando li esegue con la tecnica dell’acquerello, sorprendente per l’inusuale minuzia esecutiva, ottenuta con pennello fine e acquerello molto asciutto -appunto il drybrush-; un espediente che gli permette di eseguire dettagli altrimenti irraggiungibili con la tecnica classica. Atmosfere, luci, equilibri che Tamer usa per ottenere i suoi ambiziosi obiettivi di armonia, siano essi ritratti di animali, paesaggi o nature morte. Elementi che, talvolta, riaffiorano anche a distanza di anni e che danno origine a una pittura memorabile destinata a rimanere.
La mostra si svolgerà fino al 16 dicembre 2010 presso Palazzo Cicogna, (interno di) Via San Damiano, 2 – Milano
http://www.sfilate.it/moda/articolo.cfm?id_articolo=24162
http://www.salamongallery.com/pittura_tamer_01.htm
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