M*A*S*H
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La questione importante è: “Si può fare un film antibellico usando l’umorismo?”. Ebbene, M*A*S*H di Robert Altman del 197o ce ne dà dimostrazione. Mobile Army Surgical Hospital, ossia Ospedale Militare Chirurgico da Campo, è l’unità dove si svolge la vicenda. Un gruppo di medici militari capeggiati dal Capitano Benjamin Franklin Falco – Hawkeye nella versione originale – Pierce (un giovane ma già eccezionale Donald Sutherland) e Capitano John Francis Xavier Razzo John – Trapper John – McIntyre (Elliott Gould, che lavorerà con Altman altre due volte: ne Il lungo addio, 1973 e ne I protagonisti, 1992) sono restii a rispettare le regole del campo – probabilmente per aver visto troppi sprechi di vite – e senza freni quando si tratta di farsi scherzi, dispetti e amoreggiare con le infermiere. Chi viene presa di mira è il Maggiore Margaret O’Houlihan (Sally Kellerman) soprannominata Bollore dopo che, nel suo amplesso con il Maggiore Frank Burns (Robert Duvall) diffuso attraverso l’altoparlante, diceva di essere… “tutta un bollore” (in inglese era Hot Lips. “Oh Fred, my lips are hot!”). Tra goliardate, partite di football, trasferte varie, tentati suicidi, riusciranno a tornare a casa.
Perché M*A*S*H è diverso dalle altre pellicole demenziali dell’epoca o più recenti? Ovviamente per i contenuti. Se lo spirito e l’ironia sono due caratteristiche che vengono subito notate superficialmente, sono i paradossi che vincono su tutto e non solo fanno riflettere, ma rabbrividire e commuovere insieme. Si ride di gusto durante gli interventi di urgenza con il sangue che schizza dappertutto e si parteggia per le disavventure dei nostri e per la tragicità delle situazioni. Parodiando con stile e con un cinismo subdolo, Altman è riuscito a graffiare come non mai, a fare una critica feroce contro la guerra.
Nessuno voleva prendersi carico della regia (il copione passò nelle mani, tra gli altri, di Stanley Kubrick, Sydney Pollack, Sidney Lumet). Altman, allora non proprio conosciutissimo, rischiò, protetto dal fatto che in quel periodo la produzione stava girando due kolossal bellici che avrebbero coperto in parte le critiche sulle tematiche scomode sollevate. Il regista poi riuscì a stare addirittura al di sotto del budget preventivato.
Curiosità: il testo della tristissima e suggestiva Suicide Is Painless è stato composto dal figlio quattordicenne dello stesso Robert Altman, Mike Altman. La musica è di Johnny Mandel, autore anche del resto della colonna sonora.
Appuntamento alla prossima settimana con “Il film cult della settimana“
M*A*S*H
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