"Der Europäische Stabilitäts Mechanismus soll die Diktatur der Kapitalinteressen sichern." Nella stessa Germania cresce l'opposizione a questo istituto, visto male dalla Bundesban e contestato dalle sinistre.
Le cose vanno malissimo, lo vedono tutti, ma sorprendentemente vanno benissimo se si guarda alla grottesca dottrina che vede la radice della crisi nei deficit di bilancio. Purtroppo la produzione industriale di pacche sulle spalle, di idiozie e di lodi sui giornali della finanza, non crea posti di lavoro, né investimenti, ma solo impoverimento e sottrazione di futuro. Ho detto dottrina grottesca per tre motivi essenziali: non c’è, dalla rivoluzione industriale in poi, alcun esempio di crescita in presenza di restrizioni di bilancio o di indebitamento; il dogma imposto regge il gioco e gli interessi solo delle economie forti, nel caso specifico della Germania; il debito pubblico è assunto come colpevole sia per allontanare dalla finanza il peccato originale della crisi, sia perché esso permette di smantellare l’idea di Stato, di welfare e di una sovranità che rischia di opporsi all’impero del denaro e di far permanere l’idea di diritti universali.
Era abbastanza ovvio che dentro questa palude di idee convenzionali, di ideologismi e di interessi nazionali altrui il governo dei tecnici, voluto dalla Bce, dalla Merkel e dai potentati italiani, era destinato a cadere con tutti e due i piedi nelle sabbie mobili, trasformando il grottesco in dramma. Un dramma di cui i media non parlano, che è assente dal dibattito pubblico e che tuttavia è decisivo: gli impegni presi sul patto di stabilità e sul cosiddetto “fondo salva stati” non soltanto sono incoerenti, ma sono assolutamente al di fuori delle possibilità del Paese, sempre che non lo si voglia uccidere. Con molta leggerezza si è fatto un passo più lungo della gamba e si è scelto di aderire strettamente non solo a una dottrina paraeconomica, ma anche a un concetto di Europa impolitica e privatistica. L’idea di diminuire di un ventesimo all’anno il debito pubblico, per circa 50 miliardi l’anno e di dover avere 125 miliardi pronta cassa per il fondo salva stati, è un onere eccessivo per un Paese che non ha un welfare decente, che ha enormi spese improduttive dovute alla corruzione, che ha una gigantesca evasione fiscale e scarsi investimenti produttivi, senza affrontare a fondo questi temi e limitandosi a sparare tasse nel mucchio, specie nel mucchio più povero e a sottrarre risorse al futuro. Di fatto è un impegno insostenibile senza mettere in conto anni di recessione.
Ma non è soltanto un problema di contabilità e di strategia delle risorse è anche un problema politico radicale dal momento che la cessione di sovranità non avviene nei confronti di un Europa come entità sovranazionale, ancorché dominata dalla Bce, ma di organismi di diritto privato che per statuto potranno imporre le linee di azione agli stati. E’ il caso del del fondo salva stati, tecnicamente chiamato Meccanismo europeo di Stabilità, che dovrebbe dotarsi di 700 miliardi per intervenire nel caso di difficoltà di qualche Paese membro. Sembrerebbe una forma di solidarietà e di difesa dalla speculazione e ne è invece un aspetto: il trattato che lo istituisce ha infatti modificato l’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione, allegando un codicillo in cui si dice che “ l’assistenza finanziaria necessaria sarà subordinata ad una stretta e rigorosa condizionalità ”. Questo in pratica vuol dire che i gli stati in difficoltà otterranno prestiti solo se attueranno le politiche imposte dal Mes: una ventina di sconosciuti personaggi ci diranno come dovranno essere i contratti di lavoro, cosa fare dei pensionati, quali beni pubblici dare in pasto alle multinazionali, quali politiche fiscali adottare. In pratica non si tratta più di un organismo comunitario, ma di una centrale finanziaria sul modello dellìFmi o della Banca mondiale.
Tutto questo è tema della campagna elettorale in Francia, con Hollande che è fortemente critico, ma in Italia è come se non esistesse, nonostante le passeggiate parigine di Bersani e anche ciò che rimane della sinistra più radicale non ha il coraggio di fiatare e di dire la minima parola. Tanto più che il Mes ha delle strane regole: le sue sedi saranno inviolabili da qualsiasi giurisdizione, i suoi membri godranno dell’immunità totale, potranno fare causa agli stati, ma non essere soggetti a contestazione. Potranno esigere i pagamenti delle quote di ciascun Paese aderente all’Euro con una settimana di preavviso, pena fortissime sanzioni. Potranno in pratica disporre dei fondi assegnati e non utilizzati a loro piacimento, comprando beni mobili e immobili di qualunque tipo. Le decisioni saranno prese a maggioranza delle quote il che significa che si apriranno giochi molto opachi dentro quelle sedi. Dulcis in fundo una regola del trattato prevede che uno stato per avere aiuto dovrà comunque pagare le proprie quote. Ad esempio se l’Italia avesse bisogno di 300 miliardi non può dire: devo versare al fondo 100 miliardi, non lo faccio e datemene 200. No, deve prima consegnare i 100 miliardi e poi riceverne 300 sui quali grava ovviamente un interesse. Insomma è un pasticcio dell’Europa mediocre che pende dalla bocca affamata delle banche.
Credo di fare cosa gradita allegando il testo del trattato (in italiano), visto che esso è misteriosamente ballerino: a volte si trova, a volte no sul sito dell’european council. Eccolo: trattato Mes. Credo che possa essere una lettura molto istruttiva per chi ha ancora fiducia nel ruolo salvifico del governo tecnico e di questo tipo di Europa che invece di portare più democrazia, la svende anche ad ambigui organismi con sede centrale in Lussemburgo.