«Il talk show non è morto, dipende da come lo si fa». Massimo Giletti, conduttore de 'L'Arena' commenta con l'Adnkronos la VII Indagine di Demos-Coop su 'Gli italiani e l'informazione' (diffusa da la Repubblica) che evidenzia la sfiducia nella tv rispetto agli anni precedenti, in particolare nei Tg e nei talk show, e la tendenza, di contro, a rifugiarsi nei social network.
«Beh io ho un punto di osservazione privilegiato - dice il giornalista - perchè sono in controtendenza rispetto alla crisi di tutti gli altri talk, addirittura ho un segno + di 0,92, quasi un punto in più rispetto al 2012 e quindi credo che la sfiducia ci sia, ma credo anche che ci sia la credibilità di chi continua a fare numeri. Se mantieni sempre 4 mln di spettatori, vuol dire che hanno fiducia in te e nel tuo prodotto. Evidentemente molto dipende dal modo di raccontare la realtà».
«A settembre scorso ho fatto una riunione con il mio autore storico, Fabio Buttarelli. Ci siamo guardati e ci siamo detti: 'Attenzione la politica dobbiamo raccontarla in modo diverso, perchè, mentre fino allo scorso anno, in qualsiasi modo tu la raccontassi funzionava comunque, ora non è più così. Insomma - spiega Giletti - ben prima di andare in onda e di conoscere i dati, avevamo entrambi sentore che ci fosse una sazietà, un disamore per il racconto politico tout court, quasi un rigetto verso le parole della politica e allora abbiamo incrociato il Palazzo, con la P maiuscola, con la realtà del quotidiano».
«Io - fa notare il conduttore - in due ore di trasmissione mando in onda 12 pezzi filmati e tra gli ospiti c'è sempre chi è stato protagonista del fatto di cui parlo. Questo presuppone uno sforzo redazionale pazzesco, però così raccontiamo la verità, non facciamo filosofia. Da me ieri c'erano le persone che hanno subìto la chiusura violenta dei loro negozi a Torino, c'era la presidente degli autotrasportatori della Fita Cna, Cinzia Franchini, che è stata minacciata di morte perchè non ha aderito al blocco. Ecco perchè lo scontro con il ministro per le Riforme Costituzionali Gaetano Quagliariello ha avuto il suo peso. Non lo ha fatto La Russa, che sta dall'altra parte, ma chi vive la realtà. E così anche ieri abbiamo fatto il 21% di share. Anche se questo, è evidente, presuppone uno sforzo redazionale. La mia scelta, infatti, è sempre stata 'pochi, ma buoni su cui contare totalmente'. L'impegno in effetti è corposo, visto che ogni settimana partono in tre e fanno inchieste».
«La scorsa settimana - racconta ancora Giletti - siamo andati a scovare uno dei poliziotti che si è tolto il casco e lo abbiamo intervistato. Attraverso di lui abbiamo potuto raccontare la verità scoprendo che il gesto, nella sua lettura, è stato in realtà strumentalizzato, visto che questo poliziotto ci ha detto che si è tolto il casco, quando ormai erano trascorse due ore dagli scontri violenti e la piazza era ormai calma. A quel punto - ha spiegato - abbiamo capito di avere di fronte persone normali, 'come i nostri genitorì e così ci siamo tolti i caschi».
«Perchè, dunque, gli italiani non hanno più fiducia nella tv e vanno sui social network? Perchè - risponde Giletti - non si racconta loro la verità. Io - dice - non sono stato piazzato nè dal Pd, nè dal Pdl, nè da Forza Italia. Forse, quindi, anche questo è garanzia di fiducia. Forse per questo la gente continua a vederti, perchè sa che non lavori ideologicamente, quindi per il me il talk show non è morto affatto, dipende da come lo si fa».