Massimo Vaggi
Gli apostoli del ciabattino
Un intenso racconto umano
Uno sguardo su una realtà contadina che non c’è più
e un mondo di guerre che ancora conosciamo
Giuseppe ha solo otto anni quando il padre Dante capisce che da lui non potrà aspettarsi niente di buono: è svagato, testardo, e non apre mai bocca. Eppure sa parlare, e soprattutto sa ascoltare. La sua educazione alla vita sono le storie che la madre racconta, di contadini furbi e santi irosi, animali da cortile e uomini selvatici. Faticosamente diventa adulto, e anche se in famiglia nessuno si occupa di politica, se Giuseppe non vive che nelle sue fantasie, se Dante non pensa ad altro che al grano e alla canapa, nessuno può preservarsi dal contagio che intorno si diffonde come peste: sono gli anni Venti, e nelle campagne del bolognese esplode lo squadrismo delle camicie nere. E Giuseppe è chiamato a partire soldato per portare la ‘civiltà’ agli abissini.
Gli apostoli del ciabattino è un intenso racconto umano, uno sguardo su una realtà contadina che non c’è più e un mondo di guerre che ancora conosciamo.
Quei giorni e quei luoghi gli sembrano così lontani. Troppo lontani. Stanno andandosene, o lui se ne sta andando, c’è un mare in mezzo a loro ed è un mare di cui non vede la fine.
Ha bisogno di ricordare per restare vivo. Deve pensare subito a casa sua, deve ritrovare la nostalgia, deve dare un contorno a quei ricordi sbiaditi che ormai hanno la forma di un fruscio, di un rumore di risacca nella testa.
Dalla tasca della camicia prende la matita e il foglio che ha portato con sé e l’appoggia sulle ginocchia. Non ne ha altri e non può sprecarlo.
Pensa bene, allora, a cosa scrivere. Vorrebbe dire degli occhi del ragazzo morto, della marcia silenziosa sul sentiero verso il passo Gasciorchi, di quella donna che piangeva il figlio ucciso e che gli ha lanciato una pietra. Sa che non può farlo, però, la censura non lo permetterebbe.
Dovrebbe parlare del suo amore.
Giuseppe chiude gli occhi e respira a fondo. Sa che quell’amore esiste ancora dentro di sé da qualche parte, potente e incrollabile come prima, perché non è accaduto nulla che possa averlo fatto nemmeno lontanamente sbiadire, né una donna nuova, né la più bella puttana dei bordelli di Massaua, né un desiderio diverso. Tuttavia Giuseppe non sa dove stia, quel sentimento antico, non lo sa più riconoscere e non lo sa nemmeno descrivere. Che parole ha, per quell’amore?
Massimo Vaggi è nato a Domodossola nel 1957 e vive a Bologna, dove lavora come avvocato. È consulente della Fiom e della Cgil. Ha pubblicato: Un silenzio perfetto (Pendragon, 1996), Tu, musica divina (Interlinea, 1999), Delle onde e dell’aria (Mobydick, 2002), Al mare lontano (Pendragon, 2005), Sarajevo novantadue (Paginauno, 2012). Suoi racconti compaiono nelle collettanee Sorci verdi (Alegre, 2011) e Lavoro vivo (Alegre, 2012). È uno dei fondatori e redattore di Nuova Rivista Letteraria.
Edizioni paginauno
186 pagine | 15,00 euro
ISBN 9788890926389
Presentazioni
Bologna
Libreria Irnerio Ubikvia Irnerio 27
30 marzo 2016ore 18.00
Novara
Libreria La Talpav.le Roma 21
29 aprile 2016ore 18.00