Regia: Peter Weir
Origine: USA
Anno: 2003
Durata: 138'
La trama (con parole mie): nel pieno delle Guerre Napoleoniche, il Capitano Jack Aubrey, comandante della Surprise, solca i mari del Sud con la missione di intercettare il vascello francese Acheron, responsabile di numerosi attacchi alla marina anglosassone.Sorpreso ed inizialmente messo alle corde dal rivale alla guida della stessa Acheron, Aubrey, contravvenendo agli ordini che prevedevano il pattugliamento da parte della sua nave delle sole coste del Brasile, si lancia all'inseguimento del nemico circumnavigando il continente sudamericano, finendo per mescolare gli ordini dall'alto al desiderio di vendetta, spesso e volentieri usando come contrappeso al suo carattere il medico di bordo, amico fraterno e naturalista Stephen Maturin.L'inseguimento e la lotta tra la Acheron e la Surprise diventeranno dunque la cornice della componente umana e della geografia sociale della nave di Jack "Il fortunato".
Ho sempre pensato che uno dei modi migliori per scoprire se il rapporto con una persona è destinato a durare - e parlo di amicizia, così come di storie sentimentali - sia quello di condividere con la stessa un'avventura, un momento destinato a diventare solo di chi lo vive, un viaggio.Difficilmente, infatti, se le cose non funzioneranno nel corso dello stesso, ci saranno possibilità che si vada oltre la superficiale frequentazione occasionale: Peter Weir questo deve saperlo bene, non solo perchè nell'affrontare le sue pellicole ho la piacevole sensazione di trovarmi a casa in qualunque parte del mondo - e della Storia - il regista australiano mi conduca, ma soprattutto a causa della capacità dello stesso di mostrare quello che è il cuore del concetto stesso di viaggio, l'esperienza.Buona o cattiva che sia, favorevole oppure no, un'esperienza resterà sempre impressa nei ricordi, nel cuore e sulla pelle.In questo periodo in cui il gusto per l'epopea "marina" è tornato a farsi prepotentemente sentire nel sottoscritto, grazie a Black Sails, L'isola del tesoro e La vera storia di Long John Silver, non potevo non approfittare per tornare a rispolverare una pellicola che era riuscita a sorprendermi - ed alla grande - ai tempi della sua uscita, finendo per ribaltare il pronostico della vigilia della visione che attendeva al varco il classico polpettone hollywoodiano presentando un'opera dalle spalle larghe, girata alla grande e con partecipazione, pronta a solleticare l'epica del Cinema d'avventura ma anche mostrare la contrapposizione tra passione e ragione, forza ed acume, il roboante romanticismo di Aubrey e l'approccio tanto assertivo quanto curioso di Maturin, le due anime non solo della Surprise, ma della pellicola stessa.Traendo ispirazione da un romanzo, Weir porta in scena la vita e la geografia sociale di un grande veliero, città galleggiante all'interno della quale, a prescindere dai ruoli e dai gradi, esistono in egual misura paria e predestinati al successo, uomini in grado di vivere ogni istante come fosse l'ultimo ed altri per nulla in grado di accettare che prima o poi lo spettacolo giungerà alla fine: celandosi, dunque, apparentemente dietro il confronto a distanza tra la Achelon e la Surprise ed il loro inseguimento, il regista de L'attimo fuggente analizza le dinamiche di ciurma dai momenti più rilassati e divertenti - i siparietti musicali e di confronto tra i già citati Aubrey e Maturin, le cene degli ufficiali - a quelli più drammatici - la perdita dei compagni per mare o in battaglia, la sensazione di essere ad un tempo esploratori pronti ad aggredire la Natura così come vittime della sua irresistibile ed indomabile forza, il drammatico destino del Jona, vessato dalle dicerie dell'equipaggio, o dei giovani allievi ufficiali poco più che bambini pronti a dare tutto, da parti di loro stessi alla vita, in nome di uno spirito che, forse, ormai non viene più neppure riconosciuto - prendendosi il tempo per poter delineare anche attraverso pochi dettagli ogni singolo marinaio, soldato o cuoco di bordo.Un titolo dal sapore di grande Classico, che esalta lo spirito dei viaggiatori e degli esploratori - splendide le sequenze alle Galapagos legate alla scoperta di specie e latitudini ai tempi pressochè sconosciute - ma non dimentica l'importanza della passione e della disciplina - verso se stessi e chi sta sotto e sopra di noi -, elogia la follia dell'istintività ed allo stesso tempo le spalle larghe e la presenza della ragione, si lancia nel cuore di tempeste dai marosi che paiono muri d'acqua pronti ad inghiottire ed affronta a viso aperto la maledizione di una bonaccia forzata.Uno spirito indomito, dunque, per un film che è una pacchia per i viaggiatori mai sazi per Natura come il sottoscritto: e se "per esigenze della Marina" la rotta dovrà essere cambiata, e cambiata ancora, poco importa.A quelli come noi basteranno la passione, un pò di follia, compagni fidati ed alcool per brindare alle imprese compiute, o a chi ci siamo lasciati indietro, guardando sempre avanti.
MrFord
"La nave che sbatte è il cicchetto che fuma quando vanesio s'incipria di schiumaper lui è soltanto un baloccola burrasca che gonfia nel fiocco."Vinicio Capossela - "L'oceano Oilalà" -
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