«Il brodo - spiega il dottore torinese - è un'occasione straordinaria di concentrare sapori e odori, in un grasso non ci saranno mai le infusioni di sapori di un liquido, come le decine dell'olio e le centinaia del vino. Il brodo - sottolinea ancora - è straordinariamente moderno e spero che quest'idea verrà accolta dai grandi chef». Ma per carità - chiede incontrando i giornalisti a Milano - non chiamate la mia cucina salutistica, è una combinazione di gusto e sapore che ha come addendum la leggerezza. E proprio queste qualità ieri lo hanno portato a vincere la sfida finale con il barese Almo, soprattutto «grazie al secondo, perchè un dolce, per quanto buono, non sarebbe bastato».
a domani il suo libro sarà prenotabile su Amazon e Federico è autorizzato a sperare che «la cucina diventi sempre più il centro della mia vita, che mi porti a nuove storie e avventure».
Lui, che come nutrizionista ha la fortuna di occuparsi di cibo per professione, reputa che «cucinare sia un accidente rispetto alla cultura del cibo» e per questo ammette che non gli dispiacerebbe «una trasmissione televisiva dove conversare di cibo».
Uno spazio tutto suo dove sciorinare aneddoti e citazioni, ma sempre tenendo presente che «la cucina è come il calcio: in Italia ci sono 55 milioni di allenatori e ora anche di chef». «La gente si identifica ma - nota - manca verticalità e competenza» ed è in questo spazio che questo medico colto ed elegante pensa che potrebbe inserirsi. Ma questo è il momento della vittoria, dedicata non solo alla mamma ma «a tutti quelli che non hanno barattato la capacità di fare con il conoscere persone, la profondità con la semplicità».
Una gastronomia politica perchè «la crisi di questo paese si può risolvere puntando anche sulla cucina, potremo dare tanti posti di lavoro, non so cosa aspettiamo a mettere 5-6 punti di Pil nella gastronomia». Su questo «una chiacchierata con Renzi la farei volentieri». Presuntuoso? «Ho 400 amici veri, non sono - conclude scherzoso - antipatico come sembra»