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La domanda nasce spontanea: ce n'è realmente bisogno? Si nota lo sforzo della Rai, che ha anche trasmesso in seconda serata la finale del Premio Strega, di coinvolgere il pubblico di telespettatori nella vita culturale del paese. Ma il format del talent show, il cui unico - tenue - pregio è di consacrare a una fugacissima fama gli sconosciuti vincitori (che quasi mai sono i più meritevoli), specula sui sogni dei giovanissimi, gettandoli in pasto al pubblico affamato di vite private altrui, liti e polemiche. Che valore culturale può avere un programma che i telespettatori, poco interessati all'iter di selezione e pubblicazione dei manoscritti (per non dire alla lettura in generale), seguiranno nella speranza di veder volare qualche mocassino e di veder intervenire personaggi come Sgarbi al suono del proverbiale "Capra! Capra!"? Ma soprattutto, sarà il valore dell'aspirante concorrente - che nel form da inviare è invitato ad allegare foto, descrivere se stesso e la sua famiglia, indicare il migliore pregio e il peggior difetto, il più grande rimorso e la più grande paura, tutte informazioni fondamentali per valutare uno scrittore - ad aprirgli le ramate porte del programma, oppure la sua telegenicità? Per dirla all'inglese, prenderanno ugualmente in considerazione la geniale opera di un novello Calvino se si scoprirà appartenere a una brufolosa matrona di mezza età che nulla da dire avrebbe in tv oppure le preferiranno la scribacchinata di una concorrente attraente o di un polemicone?
A novembre potremo trarne le somme. Ma sono piuttosto propensa a credere che lo svolgimento e il risultato del programma saranno il solito circo che giocherà sulla pelle delle persone alimentando i loro sogni e speranze per poi buttarle nell'arena a divertire il pubblico insieme ai leoni. Ammantato da una vestina decente, s'intende. In fondo parliamo di cultura. Articolo di Sakura87