Magazine Cinema
Regia di William Malone.
V E R G O G N O S A.
Che, la puntata?
No, la Mari.
Che inizia una specie di rubrica sul suo blog e poi a lascia morire per cause sconosciute persino a lei.
MA.
Da questo momento si ricomincia a parlare dei MOH, quantomeno per dare una conclusione alla prima stagione e per trarre le mie conclusioni su questo interessante progetto.
Chi si era perso la mia spiegazioncina da professorina su cosa sono i Masters of Horror e non sta proprio nella pelle all'idea di leggerla, la trova qui.
Questo episodio riguarda una coppia di coniugi che, dopo aver perso il proprio adorato figliolo in un tragico incidente, stipula un patto con il demonio (sono certa che non l'avreste capito se non ve l'avessi detto io, vero?), il quale gli chiede di sacrificare 13 ragazzi per riavere il loro.
L'ultima vittima della coppia è Tara, una specie di Carrie White contemporanea, con genitori del cavolo e vittima di bullismo a scuola. E' pure bionda.
Quindi abbiamo questa specie di Carrie senza l'aiuto dei poteri paranormali, che un bel giorno di ritorno da scuola viene investita (che volo che fa! Ero shockata!) da un furgone, guidato da un uomo che la intontisce col cloroformio e la rapisce.
Un uomo dall'aria comunissima e innocua, con la faccia tonda e gli occhialetti. Sposato con una che assomiglia alla cantante degli Skunk Anansie dopo un lavaggio in candeggina. (Che detto così sembra razzistissima) e che non è affatto innocua quanto lui.
Tanto lui è pieno di sensi di colpa sia per non aver salvato il figlio che per quello che è costretto a fare per riaverlo, tanto lei è determinata e convinta di stare facendo solo ciò che è giusto.
Sono due persone distrutte sia come individui che come coppia, dal dolore per una perdita che nessuno dovrebbe provare mai, e si sentono quindi costretti a tentare ogni strada pur di riavere il loro Johnny. Arrivano all'omicidio, plurimo tra l'altro, per riabbracciarlo.
Ma, un attimo, si può parlare di omicidio? Perché tecnicamente loro rapiscono e basta, poi spunta questa specie di sicario del demonio, che è un mostriciattolo carinissimo che fa fuori le vittime per loro.
Tant'è, al limite potrebbero essere imputabili per concorso in omicidio.
La domanda che ruota intorno al mediometraggio pare essere: ma chi è morto vuole risorgere ad ogni costo?
La sofferenza giustifica ogni cosa?
I nostri morti apprezzerebbero questo nostro totale dimenticarci la base dell'etica per rivederli?
Perché, insomma, Johnny non è proprio fiero dei suoi genitori.
E lo dimostrerà ampiamente.
Ma allora poi la domanda morale si ribalta.
Tu quoque, Johnny?
Insomma, è interessante l'aspetto della vendetta, della sofferenza che prevale su ogni altra legge umana e non, è carino anche il tentativo di colpo di scena.
Ovviamente, la cosa migliore del film è quella specie di creatura dalle origini ignote. Lo cercherei anche su wikipedia, ma mi viene difficile dargli una definizione.
Certo è che se mi metti in guardia tramite scritte sul muro (un grande classico, sempre ricordiamo con amore Harry Potter e la Camera dei segreti), mi avvisi di stare attenta al ragazzo biondo e poi nella stanza siamo io, un mostro PELATO e un ragazzo biondo, ecco, mi rovini un po' l'atmosfera.
A parte ciò, il lavoro di Malone è apprezzabile, niente che mi faccia gridare al miracolo nè al capolavoro, ma è una visione gradevole che rinominerei 'uno di quei film che guardi quando hai poco tempo e non hai voglia di cose impegnative'.
La domanda che mi tormentato per tutta la visione però è stata:
Ma sto Malone...chi è?
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