Ci sono persone sensitive, ci sono persone sensibili, ma di una sensibilità che rasenta la capacità divinatoria quindi il confine è assolutamente aleatorio e la percezione di questi doni molto soggettiva. Che poi, ci si chiede, sono realmente doni o si tratta di un calvario? Come quelli che appena toccano una persona leggono il loro passato, così c’è una bambina di nome Rose che assaggia il cibo e vede oltre gli ingredienti. Sente chi li ha mescolati e percepisce che cosa quelle persone si portano dentro nell’istante in cui hanno infornato una torta, hanno decorato un primo, hanno cotto una pietanza. Capisce se il maiale che è stato sacrificato per diventare pancetta ha trascorso la sua esistenza tra le verdure biologiche e si scontra, sempre più spesso, con la modernità, i cibi industriali. La macchina che ha amalgamato creme e sapori e gli erogatori che dispensano i prodotti confezionati, pronti all’uso. Rose cresce in una famiglia che vive convinta della conoscenza reciproca tra i suoi membri ma che con il corso degli eventi si disgrega in particelle sempre più distanti. La proprietà esclusiva con cui Rose convive è un’eredità paterna, tanto che sia Joseph, il fratello maggiore, che il genitore stesso hanno un segreto ma stentano a capacitarsene e a convivervi come invece solo Rose sa fare. Ma il suo è sicuramente il potere più esplicito e anche più facile da raccontare e far diventare protagonista di una vita. E pensare che tutto nasce da una torta al limone e cioccolato, un ritorno a casa da scuola, un assaggio e una caduta nel profondo del più fisico dei sensi umani. Un link con l’ignoto che la proietta nell’universo dei sentimenti senza possibilità di ritorno. Gli stadi della crescita, l’amore, i’incommensurabilità che ci si porta dentro e il sapore di tutto ciò che non è visibile e che si trasferisce nella materia prima nell’atto di preparare cibo per sé stessi e per gli altri. Una cucina di emozioni, un menu alla carta per scegliere tutte le porzioni di stati d’animo, almeno quelli più congeniali, senza nessun rischio di pesantezza o, peggio, di iperglicemia.
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