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Mastroianni e i Penauts – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 15 novembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Mastroianni e i Penauts

di Iannozzi Giuseppe

Mastroianni e i Penauts – di Iannozzi Giuseppe
Mastroianni e i Penauts

Mi ricordo, sì, io mi ricordo. La Tv, ma non GoldrakeMazinga Z, bensì “La città delle donne”, e un quasi giovane Marcello Mastroianni che scende dal treno, abbandonando la moglie Elena, per seguire una misteriosa affascinante signora. Mi ricordo di Snaporaz, e poi risento le urla delle femministe che uguali a serpenti velenosi e sensuali danno il tormento a Snaporaz (Marcello). E ricordo un castello, quello di Katzone, santone del sesso dell’amore o forse solamente della sana scopata all’italiana: così prepotente il ricordo, o meglio il sogno di Fellini – uno dei tanti; e io che provavo per la prima volta il brivido del peccato e dell’estasi per giorni di malinconie e onanismo, sempre a domandarmi se più importante il cuore o la vagina. E ritrovo Snaporaz in un’aula di tribunale: femmine e ancora femmine, tutte pronte al pubblico linciaggio. Ma la vita è un sogno, giusto un incubo a occhi aperti, un inganno, la severità del risveglio e scoprire il mondo sempre uguale e tua moglie che ti è davanti severa e materna. E mi ricordo, sì: mia madre che tiene la mia mano nella sua.
Ieri mi sembrava tanto grande quella mano, io volevo i Penauts e non Topolino. Era quasi impossibile trovarli quei fumetti sul finire degli anni Settanta: ma un bambino di otto anni certe cose non le capisce manco con gli schiaffi e i buffetti d’amore, solo vuole “le noccioline” da leggere sotto il letto. Io, Charles M. Schulz, quand’ero bambino, me lo immaginavo come Marcello Mastroianni, uguale uguale: me lo vedevo a disegnare le strisce, a dare una faccia all’imbranato Charlie Brown e al filosofico Linus e a quello che solo il pianoforte per Ludwig Van Beethoven, Schroeder. Snoopy, già!, più nevrotico lui di un Freud sceverato del suo lettino per i pazienti in psicanalisi. E Sally ingenua più che mai, e l’insopportabile maschiaccio Piperita Patty, ma anche Sally e la sua bella ingenuità che vorresti non avesse mai fine; e poi ancora Marcie riflessiva, un po’ saffica e platonica: la città delle donne delle “noccioline” era pure la mia. Pure la mia, sì.

L’Autore

L’autore? Direi che Pirandello ha detto molto bene in quel Capolavoro de i personaggi in cerca d’autore.
Perlopiù gli autori sono dei fantasmi in copertina che appaiono (e scompaiono): la loro anima è nella fotografia, in quella d’agenzia, e che sta in quarta di copertina o nei risvolti. Per dire: autore e uomo non coincidono affatto, l’autore è un idealista, si disegna tale, nelle sue opere è un uomo bellissimo e che tutti non possono non amare, è un Adamo che non farebbe male a una mosca e che è sia per la difesa di Caino che di Abele. Ma una volta fuori, una volta che te lo trovi vis-à-vis, con il suo libro sottobraccio (che è poi la sua anima nella foto di copertina), ci vuole un momento per capire che gran carogna è. L’autore non coincide mai con l’identità dell’uomo: sono due esseri diversi, l’autore è un’invenzione dell’uomo, e l’uomo non è buono, è carogna per natura e riesce con fare faustiano a disegnare un autore bello e impossibile cui affidare i personaggi delle storie che poi l’autore scriverà. Ecco spiegato perché la foto di copertina è tanto importante, è anima, è fantasma, e senza di essa il libro non funzionerebbe, o forse sì, ma male. Resta che l’uomo è brutto, una cosa venuta su male che di divino non ha niente. E però è molto animale d’istinto e non risparmia nessuno: capace d’ammazzare così come di spacciare droga e di farsi terrorista serial killer portaborse… malato di mente.

Ubriachezza

La vita è una cazzo di bottiglia vuota, il bicchiere è rotto: nessuna ricompensa. Però ti ci attacchi sempre fino a strozzarla: è questo che non va bene, e quelli, i borghesi, lo capiscono e ne approfittano. Che voglio dire? Ho pisciato in un tombino secco e non è servito a niente.

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