Apro questa riflessione prendendo spunto da un fatto autobiografico: qualche giorno fa ho sentito al telefono una mia amica, che è incinta di otto mesi. Trovandosi nell’ultimo mese della gravidanza, può ben dire di aver visto giorni migliori: è stanca, stufa, soffre di insonnia, di reflusso e altre delizie. E’ contenta, ma è esausta; ha voglia di vedere sua figlia e ha voglia di dormire a pancia in giù… Chiacchierando è venuto fuori qualche altro motivo di disagio: mi ha detto che non ha più intenzione di digiunare e pesarsi e che è molto seccata di sentirsi chiedere quanti chili ha messo da tutti quelli che incontra; che è stufa di non riuscire più a mettersi i tacchi alti per paura di cadere e per il dolore alle gambe; che non riesce più a farsi la ceretta perché non riesce a piegarsi; che non ne può più di tutti quelli che le toccano la pancia, le predicono che sarà un maschio o una femmina. Mi ha raccontato che ha smesso di andare in piscina perché si vergogna di essere così enorme, la pancia gigantesca, il seno gonfio. Non sa più come vestirsi, anche su questo piovono critiche di ogni genere: si vede troppa pancia – nascondi la pancia – non devi nascondere la pancia che è la cosa più bella del mondo – contrordine! niente pancia in vista! – anzi sì – no – sì – no -sì. Della serie “come trasformare un evento fisiologico in una questione di Stato“.
La risposta che mi ha dato mi ha spiazzato. Mi ha detto che, soprattutto adesso che è incinta, sente di dover proteggere la sua femminilità
Il risultato è quello di ottenere donne che tremano osservando il proprio corpo che cambia durante la gravidanza, quotidianamente alle prese con una pressione sociale insostenibile, con richieste impossibili e in contraddizione tra loro per soddisfare le quali non si riesce a fare altro.
Il corpo cambia, certo. Cambia durante la gravidanza, cambia dopo, continuerà a cambiare tutta la vita. Eppure il canone di bellezza resta sempre lo stesso. Ma basta, che noia!

E infine lancio una pietruzza: se ne parla poco, si centra il discorso sulla sessualità femminile sul sesso in sé, ma la gravidanza, il puerperio, l’allattamento, la maternità in generale fanno parte della vita sessuale delle donne; ne sono solo una parte e certo non una tappa obbligatoria, ma su di esse la società esercita un controllo ferreo, se pur con modalità diverse.
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