“Matilde di Canossa e la freccia avvelenata” di Vanna Cercenà, Lapis

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Mescolando fiction ed elementi storici, la collana “Io sono” della casa editrice Lapis, conduce i giovani lettori in situazioni avventurose, tra misteri da svelare e intrighi da sciogliere, in compagnia di celebri personaggi della storia, dell’arte, della scienza e della letteratura, immaginati quando ancora famosi non erano, e cioè durante la loro infanzia.

Tutti sono stati bambini. E così tanti nomi celebri – Sigmund Freud, Augusto, Michelangelo, Dante.. – appaiono meno distanti se presentati come ragazzine e ragazzini svegli, intelligenti, vivaci. Simili, insomma, a quelli che sui banchi di scuola, oggi, devono studiarne le imprese.
E’ presente, comunque, nelle coinvolgenti ed animate narrazioni, una dose di rigore nel ricostruire ambientazioni, nell’accennare ad eventi realmente accaduti, nel caratterizzare i personaggi nella loro specifica indole che li porterà poi a passare alla Storia.

Su queste pagine già vi avevo parlato dell’acuta Agata Christie bambina raccontata da Vanna Cercenà.
La stessa autrice toscana, sensibile scrittrice appassionata di temi storici e sociali, ci porta stavolta indietro nel tempo di circa un migliaio di anni, presso il castello di Canossa sull’appennino tosco emiliano, centro di uno dei feudi più grandi e potenti dell’epoca, a conoscere Matilde all’età di circa otto anni.
La incontriamo nel momento in cui da Mantova, presso la corte della quale aveva speso la sua esistenza fino ad allora, si reca nelle terre di Canossa, per reinsediarsi, assieme alla madre, nella dimora familiare, dopo che tragici eventi hanno portato alla morte il padre, Bonifacio, e i suoi due fratelli.

Ci bastano poche pagine di racconto per figurarci una ragazzina indipendente, curiosa e risoluta, di carattere forte e coraggioso, stimolata ed attratta dall’avventura, per nulla incline ad inquadrarsi in rigide convenzioni e a cedere alle limitazioni imposte alle persone del suo sesso, umili o nobili che siano.

Con un’analessi narrativa limpida e ben inquadrata nello sviluppo del racconto, l’autrice ci rivela il doloroso e pericoloso segreto che la giovanissima futura grancontessa porta sulle spalle. Due anni prima, infatti, per una birichinata, si trovava nel bosco assieme ad un suo amico di origini popolane, Tebaldo, quando il padre Bonifacio in battuta di caccia venne trafitto da una freccia avvelenata.
La colpa della morte venne attribuita all’arciere che lo accompagnava, padre di Tebaldo.
Ma i due bambini sono gli unici testimoni dell’innocenza dell’uomo e, per giunta, Matilde ha anche visto in volto il probabile colpevole: un uomo forse al servizio dell’imperatore.

Ma chi può credere a due ragazzini? Soprattutto quando in gioco ci sono le rivalità e le inimicizie tra il potente feudo dei Canossa ed il sovrano Enrico III?
Sono gli anni delle lotte tra il reggente del Sacro Romano Impero e il Papato, quando ancora potere temporale e religioso sono legati a doppio filo e le mire dell’uno coincidono con le mire dell’altro.
Matilde è ancora piccina, ignara dei conflitti che un giorno si troverà ad affrontare in prima linea, con mano ferma e piglio risoluto, ma già si trova a dover comprendere gli interessi delle parti, prendere decisioni e scegliere valori.

La piccola principessa che Vanna Cercenà ci presenta pone al primo posto lealtà ed amicizia e già mostra di non temere i potenti e saper tenere loro testa.
Matilde e la madre Beatrice, anch’essa fiera e nobile, vengono accusate di cospirazione contro l’imperatore e confinate del palazzo di Goslar, dimora di Enrico III e la sua famiglia.
Qui la bambina conosce quell’Enrico IV con il quale si confronterà a lungo in età adulta su barricate opposte. Anch’egli infatti è ancora in età infantile e tale sarà al momento della nomina ad imperatore, quando il padre muore improvvisamente.
Seienne prepotente e capriccioso, il futuro regnante non attira certo la simpatia del lettore che proverà un punta di piacere ad immaginarlo da adulto, penitente e infreddolito, fermo nella neve per tre lunghi giorni a chiedere perdono ed umiliarsi nel cortile del castello di Canossa.

Ma è grazie al sentimento dell’amicizia e alla forza della lealtà che, alla fine, Matilde e Beatrice potranno liberarsi dalla prigione dorata di Goslar e far ritorno nelle loro amate terre.
Sarà l’intraprendenza di Tebaldo e di Manfredo, suo padre fuggiasco, a salvarle dimostrando che talvolta anche i potenti necessitano dell’aiuto e dell’intervento degli umili.

L’avventura di Matilde bambina è un’opera di fresca fantasia che si muove nella cornice di un’accurata ricostruzione storica.
Il giovane lettore è facilmente attratto dall’intreccio del racconto, dinamico e avventuroso, ma allo stesso tempo viene incuriosito dai molteplici e ben integrati richiami alla Storia, quella che probabilmente ha incontrato, o incontrerà, sui testi di scuola.
La lettura stimola, quindi, il desiderio di approfondire, come anche risulta di sostegno alla memoria la quale, grazie alla partecipazione che il romanzo richiama, è facilitata a tenere a mente fatti e personaggi.

E’ interessante inoltre, per un bambino dei giorni nostri apprendere come viveva una nobile coetanea dell’anno mille, con meno libertà, ad esempio, di muoversi senza sorveglianza e con l’obbligo di attenersi ad etichette e doveri rigidi.
Nonostante ciò Matilde è una protagonista moderna: in lei vive la curiosità e l’esuberanza dell’infanzia di tutte le epoche, il desiderio forte di autoaffermarsi e di sperimentare la propria autonomia.

Fermo, infine, è lo sguardo di Vanna Cercenà nel denunciare, tra le righe e con l’evidenza dei fatti, la meschinità degli intrighi dei potenti, ridicolizzandoli pure un poco.
Anche Matilde di Canossa, pochi anni dopo quest’avventura immaginata, apparterrà alla cerchia dei personaggi influenti ma il suo essere donna forte e determinata, in un’epoca nella quale le appartenenti al suo sesso erano considerate di rango inferiore, la riscatta e rende la sua figura storica degna di gran nota ed interesse.

(età consigliata: dai nove anni)

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