Sembra che ogni fotografo, dopo aver accumulato un po’ di pratica (ma anche no) affronti la sua prima vera sfida quando deve fotografare il primo matrimonio.
Per fortuna (perché avrei dovuto trovare un modo educato per declinare) nessuno mi ha ancora chiesto di fare da fotografo ad un matrimonio. Però, per mio diletto, per avere qualcosa da fare durante la lunghissima giornata e, certo, per sfida, recentemente ho provato a fotografare, un matrimonio di amici.
Siccome ho ricevuto accorati ringraziamenti e complimenti dai diretti interessati e da chi ha visto le foto, credo di aver imparato alcune cose che funzionano e approfitto per condividerle con te.
Una priorità: foto spontanee
Avendo il privilegio di non essere il fotografo ufficiale e non avendo avuto richieste da nessuno, mi sono semplicemente presentato con la fotocamera e ho potuto decidere da solo le mie priorità.
Io odio le foto in posa (a meno che non siano le pose di modelli professionisti) e amo invece la spontaneità. Per questo il mio genere preferito è la street photography che documenta momenti veri ed emozioni genuine.
Per questo, il mio scopo a questo matrimonio era di riuscire a fare qualche ritratto spontaneo durante la festa. Volevo passare inosservato e registrare le emozioni che le persone avrebbero provato e mostrato.
Niente foto in chiesa
Da subito ho escluso di fotografare in chiesa, per vari motivi.
Innanzitutto, per fare foto decenti durante la celebrazione devi avere accesso a posizioni che solitamente sono permesse solo al fotografo ufficiale. Infatti, praticamente le uniche foto buone in questa parte del matrimonio sono quelle che ritraggono sposi e altri partecipanti da davanti, o al massimo qualche ritratto del prete stando alle spalle degli sposi.
A meno di mettersi tra i piedi del fotografo ufficiale o del prete, queste foto non si possono fare. Inoltre, in molte chiese la luce è così scarsa che devi alzare l’ISO oltre il livello di sicurezza (soprattutto con le fotocamere meno performanti) o usare il flash, che diventa ancora più fastidioso se non sei il fotografo ufficiale.
Quindi, niente foto durante la messa, aspettiamo il ricevimento.
La scelta dell’attrezzatura
Non conoscevo le caratteristiche del ristorante che ci avrebbe ospitati, ma sapevo che all’interno la luce sarebbe stata piuttosto scarsa. Inoltre, sapevo che avrei voluto fotografare dei ritratti.
Perciò portai con me questi obiettivi:
- Nikon 35mm f1.8, per l’ampia apertura e foto non ravvicinate, potenzialmente utile per foto più ampie con molte persone, o in spazi piccoli,
- Tamron 60mm f/2 macro (qui la recensione), per foto con scarsa luce, ottimi ritratti anche ravvicinati (l’avevo già testato a tale scopo) e forse qualche macro delle portate o di altri oggetti,
- 18-105mm, un tuttofare assolutamente non adeguato per condizioni di scarsa luce, ma poco ingombrante, da portare perché “non si sa mai”.
Lasciai a casa il 70-200 f2.8. Avrebbe trovato sicuramente utilizzo, però un obiettivo così ingombrante attrae troppe attenzioni e riduce moltissimo la possibilità di passare inosservato. Inoltre, in molti cominciano a considerarti più “professionista” quando ti vedono con un obiettivo così e ti trattano di conseguenza.
Sapevo che la festa si sarebbe protratta fino a tardi, quindi che ad un certo punto avremmo avuto veramente poca luce. Inoltre, non sapevo se, anche durante il giorno, avremmo avuto spazio all’aperto o saremmo stati costretti a stare nella luce scarsa dell’interno tutto il giorno.
Perciò, portai il flash (il Nikon SB-700), sperando di doverlo usare il meno possibile. L’avrei usato all’interno se la luce si fosse rivelata troppo scarsa, ma anche all’esterno se fossimo usciti col buio.
Sorpresa! Un grande giardino
Te lo dico subito, se avessimo trascorso tutta la giornata in ristorante avrei portato a casa probabilmente zero foto.
Il posto era molto bello, il servizio perfetto ed il cibo ottimo. Però il titolare del ristorante aveva un po’ arrotondato sulle stime dei posti disponibili, quindi sostanzialmente non c’era spazio per muoversi. Cercare di fotografare in quella situazione sarebbe stato improponibile. Inoltre, la luce all’interno era molto scarsa anche durante il giorno.
Ma, per fortuna, metà della festa si svolse in giardino. Fuori dal ristorante c’era un bel giardino, ampio e molto curato, separato dalla strada (comunque poco trafficata) da una siepe e una palizzata. Era stato arredato da tavoli, usati per l’aperitivo, il sorbetto e il dolce, e ampi ombrelloni rettangolari bianchi.
La situazione era ottimale, quindi, per vari motivi:
- l’ampiezza del giardino mi avrebbe permesso di muovermi indisturbato in lungo e in largo, senza dare fastidio e farmi notare,
- la bellezza del posto avrebbe funto da ottima scenografia per le foto.
- gli ombrelloni sarebbero serviti da perfetti diffusori per la luce solare nel caso i soggetti vi si fossero trovati sotto.
La luce naturale, croce e delizia
Raggiungemmo il ristorante, e quindi il giardino dove ci attendeva l’aperitivo, verso ora di pranzo, credo forse mezzogiorno o poco più tardi. Come sai, indipendentemente dal mese, quello è il momento della giornata peggiore per fotografare all’aperto con la luce naturale.
In assenza di nuvole, avrei avuto una luce durissima dall’alto, con pesanti ombre dure sotto gli occhi e sotto il naso. Ma al contrario fui molto fortunato.
Sostanzialmente, il cielo rimase uniformemente coperto durante tutta la giornata. La luce era così naturalmente diffusa, quindi molto migliore per i ritratti.
Devi sapere comunque che, a metà giornata, un cielo coperto non è comunque ottimale. Infatti, la luce diventa estremamente fredda e i colori perdono molta vividezza. È un problema che ho dovuto affrontare in post-produzione, ma ne parliamo dopo.
A parte questa ultima controindicazione, in generale il cielo coperto si dimostrò piuttosto utile.
I ritratti spontanei: riuscirò a passare inosservato?
Devi sapere che sono una persona parecchio timida, quindi, come molti, per me il timore di essere beccato mentre rubo un ritratto è un forte deterrente. Da un punto di vista razionale, anche grazie alle mie letture, so che non può succedere nulla, soprattutto ad un matrimonio. Ma questo tipo di timore non ha niente di razionale.
Perciò, una volta cominciata la festa e apprezzato il raffinato aperitivo, cominciai molto lentamente a fare qualche timido scatto. Le persone stavano attendendo gli sposi (impegnati nelle foto di rito) e ancora ambientandosi.
Quindi, oltre a me, anche i soggetti non erano ancora completamente sciolti. Nell’ora circa trascorsa ad attendere gli sposi, quindi, non scattai molte foto, ma cominciai a tastare il terreno.
Arrivano gli sposi, le cose si fanno più facili
All’arrivo degli sposi ci fu già un grosso miglioramento. Innanzitutto, il loro arrivo era un tipico evento da fotografare, grazie anche al siparietto dello sposo che caricava la sposa sulla carriola.
In secondo luogo, questo è un momento in cui esplodono i sorrisi, gli sposi stringono le mani e distribuiscono abbracci a destra e a manca. Molte emozioni da immortalare.
Infine, mentre tutto ciò succede, nessuno fa attenzione al fotografo. Si creano le condizioni ottimali per qualche scatto rubato e ricco di emozione.
Ovviamente la difficoltà è che si crea un grosso assembramento attorno agli sposi. Se non vuoi essere di troppo, creare disturbo, ma al contempo trovare punti di vista interessanti, devi stare all’erta e muoverti in armonia con le numerose persone, senza scarti bruschi.
Seconda puntata in giardino
Dopo l’arrivo degli sposi, rimanemmo un po’ in giardino e poi ci dirigemmo all’interno. Qui non scattai nessuna foto, per i motivi che ti descrivevo prima. Però, per spezzare il pranzo e prendere un po’ d’aria, tornammo all’esterno quando c’era ancora luce a sufficienza per fotografare.
A questo punto le persone erano estremamente più sciolte, grazie a qualche ora di festeggiamenti e qualche bicchiere di vino. Inoltre, arrivò il momento dell’intrattenimento.
A ritmo di musica partì il solito trenino, il limbo e vari balli di gruppo. Questi sono divertimenti che non mi hanno mai divertito, nemmeno da bambino (eh sì, sono una persona triste…), quindi fare foto è una perfetta scusa per tenermene fuori.
Inoltre, in questi momenti la spontaneità la fa da padrona. Si diverte sia chi partecipa ai giochi, sia chi sta ad osservare. Ma soprattutto, nessuna sta attento a “moderare” il divertimento e le proprie emozioni.
Come puoi immaginare, passai questo seconda puntata in giardino con l’occhio nel mirino a cercare i punti di vista migliori per cogliere scene divertenti e significative.
In questo frangente mi fu utile il 18-105, un obiettivo di non eccellente qualità, però sicuramente versatile. Infatti, si passava rapidamente da inquadrature di piccoli gruppi (per mostrare le interazioni) a primi piani (per ritrarre bene le emozioni).
Se l’avessi avuto, probabilmente mi sarebbe bastata un obietto meno versatile, ad esempio il 24-70, tradizionale nei matrimoni. Però non lo possiedo, perciò mi sono arrangiato.
Cala il buio, di nuovo in giardino
Grazie al clima mite, una volta finito il pranzo (che ovviamente si protrasse fino al tardo pomeriggio) uscimmo di nuovo in giardino, dove la musica proseguiva.
Con l’arrivo del buio, per poter continuare a fare qualche foto l’unica possibilità era usare il flash. Come saprai, l’illuminazione artificiale permette di fare cose grandiose, ma bisogna saperla impiegare bene. Non è difficile fare delle foto orribili a causa di un errato uso del flash.
Inoltre, vista la dinamicità della situazione, avrei dovuto usare il flash montato sulla fotocamera, non a distanza. Ciò riduce di molto le opzioni a disposizione, perché crea una luce che colpisce frontalmente i soggetti, che può essere molto antiestetica.
Decisi allora di impostare il flash in questo modo:
- testa inclinata verso l’alto, nell’ultima posizione prima dei 90°,
- cartoncino riflettore bianco estratto,
- esposizione automatica (TTL),
- compensazione dell’esposizione positiva.
La posizione verticale del flash, insieme al cartoncino riflettore, serviva a creare una luce più diffusa rispetto a quella che si ottiene sparando il lampo di luce direttamente in faccia ai soggetti.
L’esposizione automatica derivava dal fatto che nelle varie zone del giardino le condizioni di luce erano molto diverse. Inoltre, anche le scene che mi trovavo a fotografare erano molto diverse, perciò la rigidezza delle impostazioni manuali non andava bene.
Infine, la compensazione serviva per ovviare alla perdita di luminosità dovuta al flash puntato verso l’alto e riflesso dal cartoncino. Controllavo frequentemente gli scatti per determinare se fosse necessario variare la compensazione.
Temevo di fare una schifezza con il flash, perché non ho grossa esperienza in situazioni simili. Invece, venne fuori qualche bello scatto, grazie ad alcune belle scene che si presentarono.
Infatti, in quest’ultima fase della festa potei fotografare i tradizionali giochini che si fanno fare alla sposa e allo sposo e inseguire le testimoni che andavano a raccogliere offerte per gli sposi in cambio di pezzi della cravatta dello sposo (una tradizione che non so se sia condivisa in tutta Italia).
Ebbene, soprattutto la “vendita della cravatta” fu molto divertente da fotografare. Memore delle foto in stile reportage viste su internet e sui libri, feci così:
- impostai una lunghezza focale tra il grandangolare ed il normale,
- impostai il flash come sopra,
- seguii le testimoni gomito a gomito, gettandomi nell’azione.
Agendo in questo modo hai diversi vantaggi. Primo, sei immerso nella scena e questo è spesso sinonimo di foto più efficaci.
Secondo, il flash, che ha una portata di pochi metri, riesce ad illuminare bene i volti di tutte le persone coinvolte. Anche se lo sfondo rimane nero, in questo caso non è un problema.
Terzo, in situazioni così concitate la luce forte e contrastata del flash si sposa con l’energia dell’azione.
Selezione delle foto
Durante il matrimonio avevo scattato qualche centinaio di foto ed una volta al computer era importante selezionarle severamente. Anche se molti istintivamente apprezzano il fatto di avere tonnellate di foto da scorrere, riflettendo ti accorgi di come ogni foto così così toglie forza al servizio complessivo.
Meglio selezionare poche foto, le migliori delle migliori, e far sì che la sensazione data a chi le osserva sia di aver visto solo foto splendide. Ne ho parlato anche nell’articolo sulla selezione delle foto.
Così, procedetti ad un impegnativo lavoro di esclusione, che col passare del tempo mi sta venendo sempre più facile. Eliminai dapprima le foto sbagliate: quelle sottoesposte, con la messa a fuoco sbagliata, troppo storte, dalla composizione totalmente inefficace o che non mi dicevano nulla.
Poi cominciai a valutare più lentamente quelle che restavano. Questo è un lavoro più lungo ma che porta a scartare ancora molti scatti.
Ad esempio, puoi avere inquadrature simili, tra cui devi scegliere solo la migliore, oppure composizioni che sono quasi buone ma non perfette e vanno scartate. Oppure foto che ad una prima passata sembravano buone ma guardate con attenzione hanno uno sfondo inappropriato o qualche altro piccolo difetto.
Decisi di scartare alcune foto solo dopo aver cominciato ad elaborarle ed essermi convinto, a forze di lavorarci, che non mi colpivano al 100%. Alla fine conservai una cinquantina di foto.
Post-produzione
Anche dopo aver selezionato le foto migliori, molte mi sembravano smorte, nel contrasto e nel colore. Molto più smorte di un tipico RAW non ritoccato. Anche le lievi elaborazioni che si fanno spesso di default non erano sufficienti a migliorare la situazione.
Inizialmente, non riuscivo a capacitarmene. Poi mi ricordai delle condizioni meteo. Come ti raccontavo all’inizio, il cielo era uniformemente coperto e questo portava ad una luce fredda e un po’ senza vita.
Per fortuna non è difficile risolvere questa situazione. Infatti, puoi applicare queste correzioni (io uso la terminologia di Lighroom, ma puoi fare le stesse cose con tutti gli altri programmi):
- riscaldamento della temperatura colore (bilanciamento del bianco verso il giallo),
- aumento della vividezza (tenendo d’occhio i verdi),
- aumento moderato della saturazione (tenendo d’occhio i rossi e l’incarnato),
- aumento del contrasto,
- aumento della chiarezza (questo aiuta molto),
- gestione dettagliata delle curve di viraggio.
Agendo con cura su questi valori, foto per foto, la situazione migliorò parecchio.
Inoltre, trattandosi soprattutto di ritratti, aggiunsi anche alcune correzioni locali, usando il pennello di regolazione. In generale si trattava di aumento dell’esposizione del viso, quando era troppo in ombra, o talvolta solo degli occhi. In qualche ritratto incrementai anche la nitidezza degli occhi.
Il risultato
Al ritorno dalla luna di miele, portai le foto agli sposi. Le guardammo insieme e le apprezzarono. Poi, furono impegnati ad ospitare numerosi parenti e amici che volevano vedere la nuova cosa. A molti di loro mostrarono le foto.
Ebbene, lo sposo, qualche tempo dopo mi raccontò che tutti i loro ospiti avevano apprezzato le mie foto, proprio per la spontaneità, per aver catturato momenti genuini.
Questo era esattamente il mio scopo, quindi non poteva esserci complimento migliore. Missione compiuta!