Scritto da: Ivan Lagrosa 24 febbraio 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento
Di tutte le dichiarazioni rilasciate in questi giorni circa il nuovo Governo e il suo Primo Ministro, ce n’è una che sorprende più di altre. È quella della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, da sempre vicina a Matteo Renzi, che afferma: “con lui si lavora sempre, riunioni fino a mezzanotte, si ricorda le promesse fatte da un dirigente due mesi prima, e quando gli dici: “Temo che non si possa fare” ti fulmina: “Penso il contrario”.
La novità del Governo Renzi, a mio avviso, non sta infatti né nella giovane età dei suoi componenti, né nell’alta presenza femminile. La novità sta nella determinazione con cui l’ormai ex sindaco di Firenze ha preso in mano le redini del Paese, sapendo, come da lui stesso affermato, che si sta “giocando la faccia”.
È un governo che, a differenza di altri, deve infatti giustificare la sua esistenza, non essendo passato per le elezioni e non nascendo da una crisi istituzionale come fu per i Governi di Monti e di Letta. L’unico modo che Renzi ha per dimostrare la necessità di questo Governo è, per dirla usando il motto delle elezioni europee, “agire, reagire e decidere”. Se non lo fa, muore politicamente.
L’economista Adam Smith affermava che perseguendo l’interesse privato si sarebbe fatto, “senza volerlo e senza saperlo”, anche l’interesse collettivo. Ebbene, questo discorso vale più che mai per il nuovo Governo: l’interesse di Matteo Renzi è quello di mostrare, attraverso provvedimenti seri, che il suo Governo è, se così si può dire, migliore di quello precedente e giustificare quindi il licenziamento brutale di Enrico Letta. Si vede come l’interesse privato del Presidente del Consiglio coincida interamente con l’interesse del Paese.
La determinazione per ottenere dei risultati concreti sicuramente non gli manca. Dopo Monti che fu passivamente catapultato a Palazzo Chigi, dopo Enrico Letta che non cercò affatto quel ruolo e, anzi, inizialmente affermò persino di non sapere se sarebbe stato all’altezza di quel compito, finalmente abbiamo un uomo che vuole dichiaratamente fare il Premier e ci mette in questo tutta la sua ambizione smisurata nel cambiare il Paese. Può sembrare poco, ma è fondamentale.
Vedremo nell’immediato cosa riuscirà a fare questo Governo.
Molti oggi sostengono, a questo proposito, che con la stessa maggioranza del Governo precedente, Matteo Renzi in realtà non riuscirà a fare niente di diverso da quello che riuscì a fare Letta. Secondo me questa è un’analisi sbagliata, faziosa e disfattista.
Come sostiene Massimo Cacciari, la forza politica che Renzi può mettere in campo è senza paragoni se confrontata con quella di Letta: Renzi sa imporsi e gli altri partiti che sostengono la maggioranza non hanno altre possibilità se non quella di piegarsi all’ex sindaco di Firenze. Nella prospettiva che Renzi venga bloccato, sarà lui il primo a minacciare di far saltare il banco e andare dritti alle elezioni. Presentandosi quindi alle elezioni come colui che voleva fare ma gli è stato impedito, non è difficile immaginare che la vittoria è pressoché assicurata. Il partito di Alfano verrebbe messo in un angolo da Forza Italia e il groviglio di partiti di centro verrebbe spazzato via senza troppe difficoltà.
La situazione è certamente la stessa che c’era con il Governo precedente: anche prima nessun voleva infatti andare al voto. Il problema stava nel fatto che Letta, essendogli venuto a mancare l’appoggio del suo partito – anche della minoranza – non aveva più nessuna forza per imporre le sue scelte, se mai l’avesse avuta. Essendo inoltre un governo a tempo, minacciare le elezioni, anticipandole di qualche mese, avrebbe avuto ben poco effetto per gli altri partiti – allo sbaraglio – della maggioranza. Ora che invece le elezioni si sono allontanate al 2018, quei partiti hanno una possibilità in più di sopravvivere e non se la lasceranno scappare.
I problemi per il Governo potrebbero invece giungere dal Pd stesso, da sempre autolesionista. Mi chiedo infatti che senso abbia ventilare l’ipotesi di scissione o proporre un cambio di Segretario ora che Matteo Renzi è al Governo. Volendo essere maliziosi, ma neanche troppo, sembra che da una parte Civati voglia prendersi una rivincita dopo la sconfitta alle Primarie di due mesi fa e dall’altra sembra che la minoranza guidata da Cuperlo voglia finalmente riprendersi la guida del partito. Ecco, in entrambi questi casi, l’interesse privato e l’interesse del Paese non coincidono affatto.
Enrico Letta Governo matteo renzi PD Politica 2014-02-24