Matteo Renzi dagli avvertimenti è passato alle intimidazioni, o forse dovremmo dire minacce: tutti a casa se non viene votato l’Italicum. Sarà vero? Di sicuro il Premier comincia ad essere nervoso.
Forse perché si è reso conto che, presentandosi in Parlamento per la sceneggiata sul dramma dei “disperati” del Mediterraneo, ha offerto un’interpretazione davvero scadente, da teatro parrocchiale di quart’ordine.
Non è riuscito a far uscire le lacrime (ormai non c’è trasmissione televisiva in cui non ci sia qualcuno che piange), il modo più sicuro per fare audience, e Renzi aveva puntato tutto su quello, un bel pianto chissà quanti voti avrebbe portato, ve l’immaginate i fiumi d’inchiostro utilizzati dai giornali per raccontare la vicenda? E quante volte nei telegiornali sarebbero state riproposte le immagini del Presidente del Consiglio che “si commuove”?
Ma non ce l’ha fatta, o forse, furbescamente, avrà voluto solo fare le prove generali ed ha tenuto lo scoop del “pianto” per quando ci saranno le prossime elezioni, è una carta che vorrà giocarsi nei momenti importanti.
Noi non glielo consigliamo visto che l’ultima volta che un politico ha pianto in tv, poi le cose non sono andate a finire molto bene (mi riferisco alla Fornero).
Ma non basta, nel suo discorso ha continuato imperterrito, come gli hanno insegnato, a ciondolare la testa a destra e sinistra senza fermarsi mai. Quando ai suoi creatori di immagine hanno chiesto perché avessero imposto a Renzi un simile comportamento, davanti alla telecamera, hanno risposto: “Boh! Non lo sappiamo neppure noi, ma lo vediamo fare ad Obama”.
Allora quel gesto (cioè ciondolare continuamente la testa a destra e sinistra mentre si parla, ripresi da un’unica telecamera fissa posta davanti a noi ed alla quale, quindi, non ci si rivolge mai) serve al politico per trasmettere qualità peculiari come determinazione e fermezza.
Ciò che i creatori dell’immagine di Renzi non sanno, quindi, è che quel modo di porsi ha senso soltanto quando vengono fatte brevi dichiarazioni, insomma quando si deve veicolare un messaggio a dei “nemici” (che quindi non meritano neppure di essere guardati in faccia) che vanno sfidati, come se si dicesse loro … “non ci fate paura”.
Non funziona invece quando si fanno lunghi discorsi, in tal caso, infatti, sembra che il politico stia assistendo ad una partita di tennis, e dopo alcuni minuti il telespettatore viene colto da una specie di mal di mare per cui si sente invogliato a cambiar canale.
Ma cercare di spiegare qualcosa a Renzi è sostanzialmente tempo perso.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro