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Matteo Renzi, i casi Marino e De Luca, e il "garantismo a targhe alterne

Creato il 11 novembre 2015 da Tafanus

Crediamo di far cosa gradita proponendo la lettura di questo articolo di Fabio Martini su "La Stampa", che potrebbe costringere il premierino serial twitter a farci capire, una volta per tutte, se i suoi concetti di etica giudiziaria cambino a seconda che interessino De Luca o Marino, Lupi ed altri. Così... tanto perchè possiamo capire da chi siamo sgovernati...

Tafanus

Giustizia, la “dottrina Renzi” alla prova del caso Campania

L’inchiesta della Procura di Roma sul governatore De Luca chiama in causa il presidente del Consiglio e la sua “dottrina” su indagati e condannati

Matteo Renzi, casi Marino Luca,
ANSA -Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca

L’inchiesta della Procura di Roma sul governatore De Luca è destinata a chiamare in causa sin dalle prossime ore il presidente del Consiglio e la sua “dottrina” su indagati e condannati. Nella enunciazione teorica una “dottrina” molto innovativa rispetto alla tradizione colpevolista della sinistra italiana, nei fatti una applicazione molto cangiante. Una applicazione “a soggetto”. Ribaltando la tradizione giustizialista imperante negli ultimi 20 anni a sinistra, Renzi ha infatti teorizzato che le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali e che un avviso di garanzia non è sufficiente a costringere un politico alle dimissioni, principio che ha però trovato un’applicazione molto soggettiva.  
Quando era un semplice candidato alla presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca, da condannato, ha avuto il via libera di Renzi, tanto è vero che il premier ha partecipato personalmente alla campagna elettorale. Opposto l’atteggiamento del presidente del Consiglio nei confronti del sindaco di Roma Ignazio Marino: pubblicamente delegittimato e poi costretto alle dimissioni a seguito di una vicenda giudiziaria ancora agli inizi, ancora tutta da definire. Stesso destino per due ministri dell’Ncd, Lupi e Di Girolamo, neppure sfiorati da un’inchiesta ma costretti a dimettersi per il pressing, certo indiretto, del premier.

Nella ricerca di un criterio unificante è stato ipotizzato da più parti che a muovere il premier sia il livello di popolarità, in quel preciso frangente, del politico sotto la lente di ingrandimento: De Luca sembrava proiettato verso una vittoria alle Regionali, aumentando lo score del Pd? “Assolto” da palazzo Chigi. Marino sembrava diminuire il potenziale consenso al Pd? “Condannato”. Davanti alla nuova intricata vicenda giudiziaria, il presidente del Consiglio non potrà sottrarsi ad un giudizio e potrebbe essere l’occasione per una definizione più puntuale della sua “dottrina” in fatto di giustizia per i politici. 

Fabio Martini


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