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Matteo Renzi, o della dittatura alla vaselina

Creato il 30 agosto 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
vita-intelligentedi Gigi Montonato. Da qualche tempo non si vede più in televisione la pubblicità della caramellina per l’alito fresco “Mentos cool”; quella che immediatamente faceva pensare a Matteo Renzi, una specie di moderno italico Fonzie. Eliminata perché satireggiava il capo del governo? Può essere, non perché si minacciavano o si temevano rappresaglie dell’Ovra o squadristiche, come ai tempi del fascismo, ma perché in Italia c’è una vocazione al leccaculismo. Mussolini fece un grande errore a istituire censure e organismi di controllo e di repressione: in Italia si acquietano e si accodano tutti con grande contentezza, fino a quando la situazione non muta. Non ricordo più dove lessi qualche anno fa che la mattina del 25 luglio del 1943 la popolazione italiana si ritrovò di novanta milioni di abitanti: quarantacinque di fascisti e quarantacinque di antifascisti. Per fortuna la clonazione durò poco, mentre i primi scomparivano come per magia.

Renzi non si discute. Nessuno lo discute. Qualche volta in televisione giornalisti fessi chiedono alla personalità di turno se ha votato per Renzi, dimentichi o ignari che Renzi non si è mai candidato se non a sindaco di Firenze. E quelli danno risposte evasive ma non contrarie. Recentemente Paolo Villaggio ha detto “non lo conosco”; ma il signor Fantozzi – si sa – assume sempre posizioni surreali. Chi te la fa fare a metterti non contro Renzi ma contro l’opinione pubblica ormai infatuata? Tutti teniamo famiglia, tutti dobbiamo lavorare e mangiare.

Il secondo indizio di un avvicinamento a forme di spontanea dittatura è la politica dell’opposizione a Renzi. Ogni volta che il nuovo duce promuove una riforma, a cui dà titoli pubblicitari di scuola berlusconiana, la “buona scuola” suona come la “buona pasta”, le opposizioni, a partire da quella interna, minacciano sfracelli; poi tutto scorre liscio come l’eracliteo “panta rei” di scolastica memoria.

Ora, non capite, signori oppositori, che quando si è contro qualcosa in democrazia si può e si deve manifestare il dissenso ma non si deve minacciare nulla, specialmente quando poi non si riesce a far nulla? In casi simili la gente incomincia a innamorarsi del “malvagio” di turno, che nonostante i “buoni” oppositori, riesce a fare quello che gli passa per la mente. Magari solo per raggirare il paese, come nel caso di specie.

Il paese tace. I giudici tacciono. Non c’è caso discutibile che non venga risolto in favore del partito di maggioranza: a Napoli resta De Magistris, a Roma resta Marino, alla Regione Campania resta De Luca. Tutti signori che stanno col centrosinistra. Incomincia a prendere piede che non c’è nulla da fare; e ammettere: questi sanno fare l’opposizione quando sono all’opposizione; la maggioranza quando sono in maggioranza.

A Roma, col caso Casamonica, dopo tuoni e fulmini per tre-quattro giorni, tutto si è aggiustato. Ognuno è rimasto al suo posto. Il governo si è inventato il doppio sindaco Marino e Gabrielli, con Marino nelle vesti di Ratzinger o di Celestino V: commissariato o esautorato? Facciamo noi!

L’immigrazione, la vera tragedia di milioni di persone e di paesi dalla civiltà millenaria, che rischiano di snaturarsi nel volgere di qualche decennio, scivola come biglia su un piano inclinato. Vogliono far passare l’idea che non c’è niente da fare. Il fenomeno è biblico – dicono – è una specie di calamità naturale, contro cui nulla si può. Che ci siano paesi europei che costruiscono muri e minacciano l’intervento dell’esercito, a noi italiani papisti e renzisti non ce ne fotte una minchia: noi siamo tutti fratelli e dunque apriamo le porte a tutti. Fino all’altro giorno perfino i preti dicevano che in fondo si trattava di poche persone che scappavano dalla guerra, oggi dicono che è un fiume in piena e che addirittura non ha senso distinguere i profughi da quelli, che sono la stragrande maggioranza, che vengono in Europa per lavorare e stabilirsi.

Per carità, fare politica, amministrare un paese lasciando che tutto accada spontaneamente può essere una posizione rispettabile; ma questo in realtà non accade. Tutto quello che si verifica è perché ci sono scelte a monte, che magari si camuffano o si finge di non aver compiuto. L’immigrazione è oggi un fiume in piena. Ma perché? Perché abbiamo fatto capire fin dall’inizio che accettiamo tutti e addirittura abbiamo favorito il fenomeno. Oggi ci sono regioni africane e asiatiche che si svuotano come sacchi sull’Europa? Accade perché noi lo abbiamo voluto, potevamo impedirlo. I modi sarebbero potuti essere tanti. Invece abbiamo fatto l’esatto contrario di ciò che sarebbe convenuto fare.

E tu – potrebbe dire qualcuno – sei in grado di dire che cosa sarebbe stato giusto fare? Non io, loro stessi lo dicono, i signori governanti, nel momento in cui arrestano e processano gli scafisti, i noleggiatori di barconi che trasportano immigrati. Non è possibile in diritto penale considerare legittima un’azione (il trasporto di immigrati) e illegittimo chi la compie (gli scafisti). E’ un assurdo, che solo in politica trova una spiegazione.

Ma torniamo all’avviamento italiano verso una nuova dittatura. Al di là di ogni analisi dei soggetti politici, delle leggi elettorali e dei metodi di lotta politica esistenti, c’è una pericolosa tendenza a considerare normale ciò che solo qualche anno fa, fino alla crisi della partitocrazia, si valutava in tutta la sua negatività, in tutta la sua carica antidemocratica. Una dittatura imposta con la vasellina, che scivola dentro senza dolore e anzi con una sensazione di piacere. Se questa è una metafora!


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