Forse è utile, mentre oggi il Fatto cartaceo riporta una notizia di cui sul Fatto online c'è solo uno "strillo", ripercorrere le imbarazzanti amicizie del ggiovane Renzi - spesso legate, per puro caso, ad appalti di Comune e Provincia. E cominciamo dallo "strillo" del Fatto Quoridiano":
Già... di nuovo "affitti aggratis" o a prezzi introvabili per i comuni mortali, e di nuovo - e sempre per caso - coincidenze: sempre dello stesso tipo. Chi affitta al renzino aggratis o a prezzi stracciati, spesso, per combinazione, riceve appalti, finanziamenti, poltrone comunali o provinciali. (Vedi caso Carrai, di cui abbiamo parlato ampiamente). E noi tremiamo al pensiero di cosa potrà succedere adesso che "l'ambito" delle operazioni si è esteso dal livello locale a quello nazionale, con l'accessorio della segreteria del maggior partito italiano, una volta di sinistra.
Renzino non è nuovo alle maldicenze di noi komunistri trinariciuti. E non è nuovo agli "incidenti di percorso". A cominciare dalla condanna della Corte dei Conti, all'incidente dell'attico a due passi da Palazzo Vecchio, che Renzi abitava, al cui indirizzo Renzi aveva ufficialmente trasferito la residenza da quel di Pontassieve, ma che Renzi asserisce di aver usato saltuariamente come punto d'appoggio. Saltuariamente? E per qualche ospitata "saltuaria" non è alquanto demenziale trasferire la residenza?
Ma non tralasceremmo il fatto che da co.co.pro nell'azienda di famiglia, per caso, of course, due giorni dopo la vittoria delle primarie per la presidenza della provincia di Firenze, fu assunto come "dirigente", salvo essere "dirigente in aspettativa" per tutta la durata della presidenza della provincia, della sindacatura di Firenze, e - immaginiamo - della presidenza del Consiglio. Futura pensione da dirigente a beneficio di Renzi, oneri previdenziali a carico della collettività. Dicesi "il nuoco che avanza". O - a scelta - Il Rottamatore". Dei privilegi altrui.
Ma allora forse vale la pena di tornare indietro, e di dare uno sguardo retrospettivo alle fortunate amicizie di Renzi il Rottamatore. E chi se ne frega se le fonti sono di quelle che a noi normalmente non piacciono... Il problema non è "quale sia la fonte" delle notiziole, ma se le notiziole abbiano o meno riscontro nella realtà. E, ad oggi, non ci risulta che Fonzie abbia querelato "le fonti" per diffamazione.
...chi trova un amico, trova un tesoro. E più sono gli amici, più sono i tesori...
Dietro Renzi e dietro le sue costose campagne di rottamazione ci sono - molti allo scoperto, molti nell'ombra - importanti imprenditori, famiglie storiche fiorentine, banchieri, finanzieri, mecenati democratici, simpatizzanti oltreoceano.
Stando alle cifre ufficiali, la kermesse alla Leopolda del 2011 è costata 110.000 €, le primarie del 2009 209.000 €, per «Adesso!», cioè la campagna per queste primarie, Renzi ha detto che spenderà non più di 250.000 €. Poi però ci sono anche le altre cifre: un milione e mezzo di euro per le primarie con cui divenne sindaco e oltre 2 milioni di euro per l'attuale corsa alle primarie, quella tra camper, palazzetti e, ogni tanto, un volo in jet privato, pagato dalla Fondazione Big Bang, guidata dall'avvocato di Renzi, Alberto Bianchi, altro buon raccoglitore di sponsor («È vero, come ci risulta, che Renzi ha comprato un pacchetto di dieci voli da 3mila euro l'uno, 30mila euro totali?», chiede il capogruppo Pdl in Comune, Marco Stella). La chiave di questa galassia renziana si chiama Marco Carrai, il motore del camper, il nodo della sua rete (e - aggiungiamo noi - recentemente scoperto come "affittacamere aggratis confesso" del ggiovane Renzi. NdR).
Quando Renzi pranza con Tony Blair al luxury hotel St Regis di Londra, a tavola c'è anche «Marchino» Carrai, come sempre in questi casi. Il finanziere Davide Serra, il capo del fondo d'investimento Algebris, «l'italiano che dà del tu ai banchieri della City», è un link raggiunto all'inizio del 2012 con un cocktail di fund rasing a Milano, al Principe di Savoia, mille euro a ospite (70 commensali), idea sempre di Carrai.
Il prezioso aiuto è stato ben ricambiato da Renzi, che lo ha nominato presidente della municipalizzata Firenze Parcheggi (che poi sponsorizza il Maggio fiorentino e altre mille attività culturali care al sindaco), ma anche consigliere d'amministrazione del Gabinetto Vieusseux, ma anche consigliere della Cassa di Risparmio di Firenze, ente azionista di Banca Intesa San Paolo (l'estensore dell'articolo non poteva sapere - perchè ancora non avvenuta - della nomina di "Marchino" Carrai anche come amministratore della "Aeroporti di Firenze". NdR)
Sarà per questo che, si vocifera a Palazzo Vecchio, Renzi avrebbe ottenuto il sostegno dalla banca dell'allora ad, Corrado Passera? Possibile, anche se la stessa cosa si dice dell'Unicredit dell'amico Palenzona. Nel board della Cassa di Risparmio fiorentina ci sono altri due renziani docg: il presidente, marchese Jacopo Mazzei, di antica famiglia patrizia fiorentina, e Bruno Cavini, membro del comitato di indirizzo della fondazione.
I Frescobaldi, i Fratini (immobiliaristi, centri commerciali), i Folonari (Giovanna Cordero Folonari fu chiamata a fare l'assessore dal precedente presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi), i pratesi Pecci tramite il congiunto Niccolò Cangioli, manager della Elen spa, i Bini Smaghi, quelli del conte Lorenzo, ex consigliere della Bce nominato da Renzi presidente della Fondazione Strozzi. Bini Smaghi, tra l'altro, è figlio di una Mazzei e, dunque, cugino del Mazzei presidente della Cassa di Risparmio. Una rete di sostenitori influenti, il salotto buono fiorentino, più a loro agio con la sinistra all'americana del Renzi. Cui si sono aggiunti imprenditori e manager.
Come il gruppo Poli (imprenditori alberghieri e proprietari di tv locali), l'editore Mario Curia (Chiesa, Confindustria), Leonardo e Marco Bassilichi, della Bassilichi Spa, azienda che lavora per il Monte dei Paschi, il costruttore Andrea Bacci (già messo da Renzi a presiedere quella Florence Multimedia che gli ha procurato un'indagine della Corte dei Conti), Fabrizio Bartaloni, manager del Consorzio Etruria, una delle aziende impegnate nei grandi lavori fiorentini, Riccardo Maestrelli, imprenditore con l'azienda più importante di frutta e verdura alla Mercafir di Firenze, il mercato all'ingrosso (...conti, marchesi, banchieri, generone, doppi cognomi e tripli nomi... Insomma, tutta la paccottiglia che affascina i piccolo-borghesi parvenue della politica, senza grandi pedegrees, che non siano il papi sindachino di Frignano sull'Arno, coté Democrazia Cristiana. NdR)
Fuori da Firenze il sindaco gode delle simpatie di Oscar Farinetti patron di Eataly (che ha aperto uno store proprio a Firenze, negli spazi della libreria Martelli da poco chiusa), ovviamente Giorgio Gori fondatore dell'impero Magnolia, poi il presidente di De Agostini Pietro Boroli, il vicepresidente del gruppo Viacom International Media Network, Alessandro Campo Dall'Orto). O stilisti fiorentini come Ermanno Scervino, Ferruccio Ferragamo e Roberto Cavalli, amici di Renzi.
Qualcuno, come il tesoriere dei Ds Sposetti, uno che di soldi e partiti ne sa parecchio, ha evocato finanziatori americani e israeliani per Renzi. Dei rapporti di Carrai con l'intellighenzia politica a Washington si è detto. L'altro attivo, sulla sponda «dem», è Giuliano Da Empoli, già assessore di Renzi e inventore di parecchie idee renziane. Da Empoli ha rapporti con Matt Browne, già direttore del think tank politico di Tony Blair e oggi nel Center for American Progress del clintoniano John Podesta.
Mentre per spiegare il favore della stampa Usa su Renzi (il Time lo dipinse addirittura come l'Obama italiano), si fa il nome, come tramite, della Baronessa Beatrice Monti della Corte Rezzori, presidente della Sant Maddalena Foundation di Firenze (finanziata prima dalla Provincia ora dal Comune, sempre con Renzi), che ogni anno organizza un premio letterario Von Retzori con giornalisti e scrittori americani. Sui finanziatori ebrei, siamo probabilmente nella fantascienza. Ma forse, al rottamatore più amato da nobili e finanzieri, non servono neppure.
(Credits: abbiamo attinto a Bracalino, Dago, Archivi de l'Espresso, Repubblica, l'Unità, Corsera, Il Fatto, ANSA)