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Mattia Rondelli: la musica per dare dignità agli ultimi

Creato il 09 dicembre 2014 da Dfalcicchio

Mattia Rondelli

Un ritratto del Maestro Mattia Rondelli

Fa. Re. sembra un solfeggio, invece è l’incipit del titolo del concerto che il Conservatorio di Milano accoglie nella Sala Verdi,  l’11 Dicembre, alle 20.30.

fa♪re musica per tutti” è il progetto che il Maestro Mattia Rondelli ha ideato e messo a punto, dopo mesi di lavoro, in collaborazione con BSI Europe, Iniqua Assicurazioni e Caritas Ambrosiana.

Rondelli, direttore d’orchestra ravennate di origine, ma milanese di adozione, è molto apprezzato in Italia e all’estero, con incarichi dagli States alla Cina, dalla Russia all’Inghilterra e, durante l’intervista con FlipMagazine, racconta:

“Mesi fa, il Teatro Regio di Torino aveva aperto una prova generale alle persone assistite dalla Caritas torinese e lessi l’entusiasmo di media, pubblico e musicisti che avevano percepito e vissuto una tensione positiva attraverso la musica. E’ così che mi è venuto in mente di proporre al capoluogo meneghino un concerto aperto a tutti, ma dedicato in particolare agli assistiti dalla Caritas Ambrosiana, con l’obiettivo di dare dignità a ciascun individuo attraverso la bellezza dell’arte della musica.”.

Il concerto – eseguito dall’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala e dal coro Ars Cantica e diretto dal Maestro – prevede, come opera sacra, il Gloria di Giuseppe Sarti (in prima esecuzione italiana) e la più famosa Sinfonia n.5 Opera 67 di Ludwig van Beethoven ed è un progetto e una sfida al contempo.

“Avendo l’opportunità di girare il mondo – continua Rondelliho avuto la possibilità di constatare che il repertorio classico non è appannaggio di “pochi”. In Italia, purtroppo, si pensa che la musica classica sia noiosa e di élite. Questo costituisce un limite culturale di forte pregiudizio. Con “fa♪re musica per tutti” vorrei riuscire a trasmettere che la Musica è un linguaggio aperto, profondo e appartenente a ciascuno di noi. Una forma d’arte che non deve essere capita, ma che deve essere vissuta, intimamente, come se fosse un viaggio che accresce, emoziona e unisce.”.

Eleonora Dafne Arnese

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