Virgola, nei commenti al post precedente, metteva in dubbio che l'incontro con lo stradino fosse accaduto davvero.
Chissà cosa penserà leggendo quel che mi è successo dopo.
Ma andiamo con ordine: partita da casa, sono arrivata dopo una decina di minuti alla mia meta, la nuova zona ospedaliera della mia città.
E' in funzione da pochissimo, ci hanno convogliato tutti i reparti prima distribuiti in 4 edifici dislocati in giro nel comune: una bella struttura... se non fosse che non sono stati previsti parcheggi sufficienti e che non ci sono mezzi pubblici frequenti: migliaia di persone costrette ad usare mezzi propri che, una volta lì, non si sa dove mettere.
Eppure miracolosamente ecco materializzarsi un posticino nelle strisce blu a filo marciapiede, proprio subito dopo una curva: lassù qualcuno mi ama, ho pensato facendo un parcheggio magistrale, ma ho appena spento il motore che arriva lui, l'incontro numero due della giornata: il parcheggiatore.
Lo vedo da lontano avanzare a marce forzate verso di me preceduto dal dito indice della mano destra che fa no, no, no, no...
- Signò, levat' a machin'a lloco, ca non sta bbona!
Io, che nel frattempo sono uscita dall'abitacolo, guardo la macchina e, non trovando difetti nel parcheggio, chiedo:
- Scusate, ma perché? L'ho messa bene.
- Nonzignore! 'a machina, si 'a voliti parcheggià, l'aviti mette a marcia indietro co' 'e rote 'ncopp'o marciappieri.
Starà scherzando, ho pensato, perché mai dovrei mettermi a marcia indietro sul marciapiede? Mentre così penso, il tizio rincara:
- Jà, signò, facimm'ampressa, ca qua aggia mette almeno ddoe machine!
Ah, ma allora la scorta di fessi giornaliera non è ancora finita, ho pensato!
- Sentite- ho però ribattuto con calma- forse non ci avete badato, ma io sto proprio a filo della curva, se pure mi mettessi sul marciapiede nessun altro potrebbe parcheggiare, altrimenti ingombrerebbe la carreggiata della strada d'accesso. Non credo quindi di doverla spostare, perciò datemi il tagliandino che ho fretta, ho appuntamento in reparto tra due minuti.
- Seee, 'a curva, a carreggiata, 'appuntamento! Signò, - maramaldeggia il tizio- vuj 'a machina l'aviti levà e basta! Sinò 'a levo io!
Se il tizio avesse avuto tra le mani il birillo dello stradino della mattina, non avrei garantito sulla sua incolumità, ma era disarmato, cosicché ho deciso di essere zen: calma, tranquilla.
L'ho dunque guardato con la solita aria sorridente e sorniona e con una flemma che ha sorpreso anche me ho flautato:
- Brav'uomo, veda: io la macchina non la tolgo. Non solo: adesso faccio una bella foto (e così dicendo ho tirato fuori il cellulare fingendo appunto di fotografare l'auto) e se, quando torno, la trovo un millimetro più in là, non solo non pago il parcheggio, ma chiamo la municipale e vediamo chi se ne va di noi due. Buona giornata!
E salutandolo con un sorriso sfottente e la manina che faceva ciao ciao, ho lasciato il tizio a smadonnare da solo e ho veleggiato verso l'ingresso dell'ospedale.
FINE SECONDA PUNTATA