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MAUDLIN, A Sign Of Time

Creato il 25 febbraio 2013 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Maudlin

A Sign Of Time procede nella narrazione intrapresa con il precedente Ionesco, cioè la storia di un immaginario paziente del dottor Freeman cui viene praticata la lobotomia come cura per la depressione (per chi non lo sapesse, Freeman è conosciuto proprio per aver introdotto questa “pratica” negli USA). Nel secondo atto, il paziente viene raccontato attraverso i pensieri che riempiono la sua mente nel preciso momento in cui si trova a vivere un’esperienza ai confini tra vita e morte, con i titoli dei brani a rappresentare in maniera simbolica i vari momenti e le emozioni della vita umana. Se il concept appare ambizioso, la musica segue da vicino e fa confluire al suo interno elementi disparati per dare forma a un ibrido che parte dal doom e dalla psichedelia, si getta senza remore nel prog (“A Perfect Sky Of Black”), svicola in zona crooner maudit (“Ride The Second Wave” ), concede ampio spazio al rock e al contempo non disdegna momenti più corposi in cui emerge – seppure in modo sempre molto misurato – l’anima più estrema della formazione. Nel suo insieme, l’aspetto dell’album che più colpisce sono le atmosfere dilatate e corali, quasi un affresco di emozioni cui si contrappongono le ombre e un senso di oscurità incombente, una sensazione simile a quella che si può riscontrare in un brano come “Comfortably Numb” dei Pink Floyd, se questo può aiutare in qualche modo l’ardua impresa di trovare una descrizione più o meno ficcante. Lo stesso utilizzo di parti recitate e di voci in lontananza, quasi impercettibili, rende più concreto il richiamo a un certo tipo di concept album che sembra prepararsi al ritorno anche in ambiti una volta impensabili o quasi. L’impostazione vocale, i continui cambi di scenario, la già citata coralità, tutto rende A Sign Of Time un viaggio unico e difficile da sezionare in singoli brani, un percorso da compiere nella sua interezza per coglierne appieno il senso e, perché no, la bellezza. A fine corsa, la nuova fatica dei Maudlin appare più organica e coesa di Ionesco, di cui porta a compimento le intuizioni e stempera le asperità, il che ne facilita non poco la fruizione e la riuscita finale. Un deciso passo in avanti per una formazione da tenere d’occhio.

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