Nella foto sopra il sistema di riscaldamento da NON allacciare alle case popolari
Mentre la Regione Lombardia impone un progetto di teleriscaldamento a un incredibile triplicamento dell’inceneritore di Corteolona (Pv) scandalizzando comprensibilmente Iolanda Nanni (M5S) a Cremona ancora risuonano le pacate ma decise parole della capogruppo cremonese del Pd Maura Ruggeri. La quale ha il pregio di dosare la forza dei propri interventi, in modo da usare i toni più duri solo nei momenti più gravi e di fronte ai casi più seri. Per questo alcuni lettori hanno chiesto di mettere in maggiore evidenza l’intervento della capogruppo nell’ultima riunione della commissione Politiche sociali. Il progetto di Corteolona intanto vivacizza aspramente l’estate. Che intenzioni ha la Regione? Intanto a Cremona un punto fermo è stato fissato dal Partito democratico in modo assai chiaro. Il teleriscaldamento allacciato alle case popolari è fonte di guai. Maura Ruggeri torna sull’argomento in modo circostanziato:
il teleriscaldamento è stato introdotto negli edifici di edilizia residenziale pubblica per due motivi: la maggiore sicurezza determinata dall’assenza di caldaie da manutenere e da controllare e la diminuzione delle emissioni inquinanti.
Sta di fatto che, però, l’introduzione del teleriscaldamento negli edifici comunali di edilizia residenziale pubbliche, per tutta una serie di motivi che stiamo cercando di capire e di approfondire, sia legati alla progettazione, che agli impianti, che alle modalità con cui si programma la riqualificazione nonchè la relativa assegnazione degli alloggi, ha provocato e sta provocando tutta una serie di problemi che si scaricano sugli inquilini sia relativamente al funzionamento che in ordine ai costi eccessivi
Tutto questo, ho sostenuto in commissione, deve far riflettere bene l’amministrazione sulla opportunità di proseguire con questa scelta, per quanto riguarda gli alloggi ERP, anche in futuro.