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Maurizio Ruzzi “MY LIFE:ART AND MUSIC” a cura di Marisa Vescovo

Creato il 08 febbraio 2014 da Roberto Milani
Maurizio Ruzzi “MY LIFE:ART AND MUSIC” a cura di Marisa Vescovo
MAG
presenta
Maurizio Ruzzi “MY LIFE:ART AND MUSIC”
A cura di Marisa Vescovo
Con il Patrocinio dell’Associazione Luigi Russolo
Sabato 8 febbraio h. 17,00
dall’8 febbraio al 1° marzo 2014
MAG - Marsiglione Arts Gallery
Via Vitani, 31
22100 Como
Tel:+39 328 7521463
info@marsiglioneartsgallery.com
www.magcomo.it
Il nuovo progetto della MAG, approfondisce il legame tra arte figurativa e musica, tra immagine e suoni e lo fa dando respiro e attenzione ad uno dei più importanti artisti che segue questo binario da tutta la vita: Maurizio Ruzzi. Non dimentichiamo che la galleria cura l’Archivio Luigi Russolo, padre fondatore del Futurismo e della musica noise.
Artista pescarese, diplomato sia al conservatorio che in Accademia, già dal 1979, approda al grande palcoscenico degli eventi internazionali, con una mostra e concerto al Salon des Beaux-Arts di Bruxelles.
Il progetto artistico comprende sculture/istallazioni create con materiali riconducibili alla natura, Madre e Maestra che ha da sempre ispirato e istruito il Ruzzi, a dipinti eseguiti su pentagramma, dove il gesto ed il colore sono saltellanti come note, una serie di piccole opere su carta, dove il segno è dominante come una strofa e l’esplosione di colore come il suo ritornello.
Salvatore Marsiglione
Maurizio Ruzzi.
Miticamente il mondo era in origine di natura puramente acustico-intellettuale, e si è materializzato a poco a poco nell’universo. Materializzandosi parzialmente, le immagini acustiche si trasformarono in immagini che, anche concretamente, hanno iniziato a diventare visibili e tangibili. In tal modo il suono puro andò in parte perduto, ed è nata la materia. Tutto questo, nel tempo, ha portato gli artisti a cercare una liberazione dall’ovvio, dal banale, all’apertura di un orizzonte più ampio ed essenziale. Nel caso di Maurizio Ruzzi il suono nelle sue opere (è un ottimo musicista) si fa pensiero che sopravviene, il quale si profila prima nella mente di quel pensatore che è l’artista, lungo un percorso che non è una catena di cause ed effetti ,ma è piuttosto una prospettiva ricca di echi, richiami, metamorfosi di suoni mentali, che diventano VOCE intrinseca dell’opera. Quell’energia incorporea della ragione, che è il suono, immette in una relazione penetrante con l’energia che è la vita. Le opere a pastello, o tempera di Ruzzi si inverano in un segno che danza nello spazio, si rompe, si arriccia, percorre tracce di pentagrammi, pare acquistare il senso del volo, ma anche una vibrante corporeità, che ce lo rivela non come frammento di linguaggio, ma come segno fremente della materia. Il vuoto intorno diventa cassa di risonanza dell’evento: fa si che la traccia di colore possa farci udire il proprio suono segreto, un’eco sottile dell’Altrove. Quando segni e forme entrano in risonanza con se stessi, il suono che ascoltiamo (senza udire nulla) ci appare nel medesimo tempo indefinibile e preciso, e sembra sul punto di farci camminare verso la verità ultima delle cose.
Ogni volta che cerchiamo di porgere orecchio a questo suono esso si spegne, per riprendere con vigore nella prossima opera.
Sia che Ruzzi costruisca piccole case, con legni usati, sia che adombri zone di paesaggio, sia che faccia danzare il suo segno arricciato, nega l’idea di ornamento, cerca il vuoto, fa spazio, ma gli spazi da lui aperti non promettono nuovo ordine, o nessun nuovo or(di)namento, bensì trova nuovi luoghi possibili, luoghi dove si possa finalmente attendere, sperare, luoghi che possono semplicemente accogliere la nostalgia dell’uomo verso l’innocenza delle origini e in cui esista finalmente lo spazio per far accadere le emozioni, i sentimenti, la verità. Il lavoro dell’artista significa, suono, ascolto del materiale, consente l’autonoma vita dei colori, solari, mediterranei, in modo che essi possano crescere liberamente come l’erba dei prati.
Ogni lavoro crea punti di vibrazione, talora d’ inerzia, che riflettono l’infinito, la nostra astrazione da un mondo che sembra non aver bisogno di noi, ci parla di un tempo veloce, come quello degli eventi e delle storie della vita, le quali precipitano vertiginosamente nella loro fine per poi rinascere. Questi segni che si annodano, o si sciolgono, ci fanno rivivere l’antica vicenda del caos che cerca nervosamente la forma, e ci rimanda al mistero dell’universo, in cui stanno le vere invisibili radici della coscienza. Ruzzi si cala dunque nei territori della “metamorfosi” per intraprendere un VIAGGIO, un’avventura, capace di rivelare, l’infinita ricchezza delle strade da percorrere, il vertiginoso rimescolio delle apparenze, l’apertura del possibile e del nuovo da recepire. Il piacere, la gioia di un suono, la tristezza di un nero, sono gli estremi che definiscono l’ambito di oscillazione di questo lavoro. Certo nella metamorfosi generale del mondo, la materia, proprio perché è un corpo vivente, un corpo con le sue cicatrici da mostrare, diventa ciò che “noi” siamo, l’umanità che ne trasuda è cultura e garanzia dell’autenticità del sentire dell’artista. Ruzzi ci rinnova l’invito ad entrare in un destino aperto fatto di nuova natura e nuovi suoni, in cui i segni sempre molto forti e decisivi non si possono né prevedere, né produrre artificialmente, ma li dobbiamo attendere, ed osservare, ogni volta con grande attenzione. Sappiamo che oggi l’uomo si sottrae alla volontà della natura di tornare ad essere tale, si sottrae a una sorte possibile di vita fluidamente vivibile, per un esigenza errata di comodità di vivere in un mare di consumo, Maurizio Ruzzi preferisce invece essere un uomo ESISTENZIALE, cioè un uomo che ha la possibilità di significare se stesso e la sua creatività nella misura in cui STA e CADE insieme alla natura e agli “altri”, e può condividere il tremito sonoro delle loro emozioni.
Marisa Vescovo.
Nota biografica di Maurizio Ruzzi
Maurizio Ruzzi è nato a Loreto Aprutino (Pe) il 22 settembre del 1954. Si é diplomato presso il Liceo Artistico di Pescara e in questa città abruzzese ha frequentato il Conservatorio "Luisa D’Annunzio" per la scuola di organo e composizione con la professoressa Elisa Luzi. Nel 1978 ha partecipato ai seminari di musica elettronica a Liegi e Bruxelles sotto la guida dei compositori Enrì Pousser e Fredrik Rzewschi. Tornato in Italia si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna con la tesi “Rapporto fra immagine e suono”.
I viaggi, le conoscenze di illustri personaggi della cultura sono stati per il giovane Ruzzi insegnamento e guida, riflessione e conoscenza di un sapere sempre più vasto e aperto a nuove situazioni culturali.
L’innata passione e la coscienza specifica della Musica l’ha condotto nel tempo a traslare nell’Arte quei segnali trascendentali che solo la creatività di un sensibile artista può e sa donare al mondo della cultura come coscienza e conoscenza del proprio essere.
Un amore a parte, è sempre stato, sin dalla tenera età, per Maurizio Ruzzi, la Natura, Madre e Maestra, che l’ha portato per mano nei territori regali della sua Arte come messaggio spirituale e umano del rispetto dei principi fondamentali che governano l’intero Universo.
Un universo che l’artista rispecchia nelle sue opere in cui la Musica, la Natura e il Disegno si fondono nell’Arte Totale di Maurizio Ruzzi.

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