Oggi vi voglio parlare di un altro
musicista che se n'è andato proprio qualche giorno fa. Non certamente famoso,
ma molto di più. Importante per chi l'ha conosciuto e per l'eredità che ha
lasciato. Mauro Pistarino è stato un batterista ma - non dimentichiamolo - un
insegnante unico. Quanti batteristi in gamba sono usciti dalle sue bacchette.
Ricordo ancora quando, nella seconda metà degli anni Ottanta, il mio fraterno
amico Paolo decise - un bel giorno - che doveva imparare a suonare la batteria.
Oddio: non fu proprio un caso. Avevamo messo su il primo complessino che
sarebbe durato, poi, oltre dieci anni. Quindi la domanda era: dove andare? Ma,
soprattutto, da chi? "Dicono che sia bravo il batterista dell'Antico
Rione". "L'Antico Rione!!!???". Un batterista di un'orchestra di
liscio? Mai. Noi, rocker brufolosi in erba, minimo minimo, volevamo che il
nostro batterista si recasse in pellegrinaggio almeno da Ian Paice. Pregiudizi
adolescenziali.
E lì venne fuori Mauro, che noi
chiamavamo affettuosamente Maurin. Bastò una lezione per cominciare e nessuna
per finire. Paolo era estasiato. Anzi, di più: contagioso (tanto che altri
battitori di tamburi partirono dall'Alta Valpolcevera per scendere nei quartieri
metropolitani dove il nostro teneva la sua docenza). E una bella sera d'estate,
durante una delle numerose sagre paesane, ritornò l'Antico Rione. Tra una pausa
e l'altra, Paolo andò a salutare il maestro e presentò la band (all'epoca
composta da noi due più Daniele). Quattro chiacchiere prima di un paso doble e
una mazurka di periferia, ma che mondo stava uscendo dai racconti di Maurin?
Oltre la tecnica, dentro il cuore: schiere di musicisti che lui ebbe modo di
conoscere nel periodo della gavetta. "Belin, negli anni Settanta avevamo
anche partecipato a diversi Festival Pop..." ... sì, lui i tipi del Banco,
della Premiata e delle Orme li aveva conosciuti. Suonava in una band
"minore": l'Immenso Campo di Fragole. E da lì capivi che l'uomo aveva
esperienza, talento e tanta modestia. Una modestia da artigiano, visto che i
suoi pezzi migliori uscivano dalla bottega ed erano altri batteristi. Nessuno
in serie, ma ognuno con una sua personalità musicale, una propria sensibilità
valorizzata. Mauro insegnava ad usare la testa per colpire con le mani e con i
piedi. Prima ascoltare, poi suonare. E ascoltare tutto. Senza pregiudizi.
Chi ci trasmise la palla della fusion e del
funky? Mauro! Il nostro Paolo arrivava in saletta e proponeva track impossibili
dei Toto. Le ascoltavamo e - ahinoi - finiva lì, però avevamo scoperto qualcosa
di nuovo. Come il Miles Davis anni Ottanta... folgorazioni sulla via di Teglia
e Bolzaneto...
Il mio è solo un frammento assemblabile ad un
immenso mosaico di ricordi. Chi ha conosciuto Mauro, potrebbe aggiungere...
allora, perché non sfruttare la parte dei commenti qui sotto? Sarebbe un bel
modo per mantenerne vivo il ricordo. Che persiste sonoro, ogni volta che un
rullante viene sfiorato da un suo allievo... Ciao Mauro e salutaci Gene, Buddy,
Cozy, Jeff, Keith, Bonzo e agli altri mattonari del paradiso. (Riccardo Storti)
Inviato il 25 giugno a 16:28
Conoscevo Mauro dai primi anni 80, quando appena prese le bacchette in mano, decisi di studiare batteria.Gia dal primo incontro mi resi conto di avere trovato un ottimo maestro si, ma sopratutto un grandissimo amico.Per 20 anni ho seguito le sue lezion. Ha saputo trasferire la sua sapienza musicale con gentilezza e determinazione.Essere un grande batterista non significa necessariamente saperla anche trasmettere agli altri, Mauro aveva senza dubbio il dono di trasmettere a chi lo desiderava l'interpretazione profonda e consapevole della batteria. Grazie Mauro...................Ciao.