Mausoleo di Romolo: riapre al pubblico dopo 20 anni
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La città di Roma continua a stupire con le sue imponenti vestigia dal sapore antichissimo. Tutti conoscono certamente l’area archeologica dei Fori, ma c’è una via in città, meno visitata certamente, che custodisce edifici e monumenti particolarissimi. È la via Appia Antica su cui si affacciano tombe, sepolcri, ville e molti altri edifici dalla storia millenaria e che nei giorni scorsi ha arricchito la propria “collezione”, riaprendo al pubblico, dopo 20 anni, il Mausoleo di Romolo.
All’interno del più ampio complesso archeologico risalente all’inizio del IV sec. di cui fanno parte anche il Circo e la residenza dell’imperatore Massenzio, il Mausoleo di Romolo fu da questi edificato per rendere omaggio alla morte, forse troppo prematura, del figlio. Ma chi erano questi due potenti signori? Massenzio, all’abdicazione del padre Massimiano nel 305 d.C., venne escluso dalla successione, ma dopo l’acclamazione di Costantino, si fece proclamare Augusto dai pretoriani in Roma nominando Cesare il figlio Romolo, spingendo così il padre a riprendere l’autorità imperiale. Ma nel riordinamento che riguardò l’Impero nel 308, Massenzio venne messo da parte. Cercò di resistere fuggendo in Gallia, ma perdette il controllo dell’Africa (ribellatasi sotto la guida di Domizio Alessandro) e della Spagna (toltagli da Costantino). Finì così per divenire impopolare nella stessa Roma, nonostante gli sforzi compiuti per restituire dignità alla capitale facendovi erigere al suo interno grandiose costruzioni, prima fra tutte la portentosa basilica sulla Via Sacra all’interno de Fori. Tragico fu il suo epilogo: trovò infatti la morte nelle acque del Tevere durante la celebre battaglia di Ponte Milvio intrapresa contro Costantino.
Sul figlio Valerio Romolo invece le notizie scarseggiano. Primogenito di Massenzio e Valeria Massimilla, figlia dell’imperatore romano Galerio, nacque nel 294 d.C. (quando il padre aveva solo 16 anni!) e non ebbe mai alcuna rilevanza politica, anche se tenne il consolato con il padre dal 308 al 309, anno della sua prematura scomparsa.
Di lui resta vivo il ricordo grazie al nostro Mausoleo collocato sull’Appia all’interno di un imponente quadriportico, di cui però oggi resta ben poco, che si presenta ai visitatori in tutta la sua maestosa struttura a pianta circolare, un tempo preceduta da un pronao rettangolare. La costruzione, destinata in realtà alla sepoltura di tutti i membri della famiglia imperiale, si sarebbe dovuta sviluppare su due livelli: uno inferiore e seminterrato, destinato a cripta funeraria e un piano superiore, concepito come area destinata alla celebrazione pubblica del figlio divenuto “Divo” (“Divo Romolo” recita infatti l’iscrizione del circo), assunzione che era possibile solo agli imperatori, secondo modelli di origine orientale. La cripta invece, priva di decorazioni, ha una pianta circolare con un grosso pilastro centrale e un corridoio anulare nei quali si aprivano le nicchie per la deposizione dei sarcofagi mentre l’accesso originario è posto sul prospetto opposto alla Via Appia Antica. Dal corridoio anulare è possibile entrare in un ampio vestibolo quadrangolare, che probabilmente serviva a raggiungere il piano superiore. Il sepolcro doveva essere infine coperto da una grandiosa cupola e fu probabilmente rappresentato anche in un gruppo di monete coniate da Massenzio in onore del figlio divinizzato. Di tutto questo resta però oggi una sola terrazza pavimentata in sampietrini moderni.
Il complesso doveva essere simile al Pantheon e fu studiato dai più grandi architetti del passato, da Sebastiano Serlio a Raffaello. Sembra addirittura che il Palladio si sia ispirato proprio alla tomba di Romolo (applicandole il lanternino e altri elementi barocchi) quando costruì le sue celebri ville. Tutto ciò rende l’idea del senso di continuità con cui gli architetti del Rinascimento studiavano i monumenti antichi e dell’abilità tecnica che veniva riconosciuta a queste grandi opere del passato.
Nel XVIII secolo fu costruito a ridosso del Mausoleo un casale che originariamente venne utilizzato per lo sfruttamento agricolo del territorio ma che in seguito fu trasformato in palazzina padronale dalla nobile famiglia dei Torlonia. Insomma, una riapertura di straordinaria importanza di un “nuovo” monumento funerario che merita certamente una visita.
Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale
(Fonte Immagini – roma.repubblica.it)
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