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Quando Robert Smithson, intellettuale sulla scena artistica americana, negli anni ‘60 dichiarò il futuro “superato”, rifletteva sulla memoria come un aspetto di design. Un’ottica secondo la quale le particolarità di un luogo dovrebbero determinare che cosa vi si costruisce sopra.
Il progetto di Renzo Piano per il nuovo Whitney Museum of American Art sembra essere modellato dalle strutture e dagli spazi circostanti. Smithson ha descritto notoriamente come nel tempo le forme utilitaristiche acquisiscono uno status monumentale e Piano applica l’iconografia locale in modo assoluto, come per esempio con i cinque impianti esterni di condizionamento che ricordano gli iconici serbatoi newyorkesi.
Il paesaggio della Lower Manhattan è ricco di memorie artistiche. A solo un paio di isolati dal Whitney Museum si trova l’edificio che una volta ospitava la celeberrima discoteca Roxy. Lì, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, Rene Richard e Keith Haring si ritrovavano con Debbie Harry e Madonna. Fotografie del tempo mostrano una cultura vivace di hipster in prima linea e alta società, arte radicale e feste strepitose che fiorì in un decadente panorama urbano.
Questa decadenza affascinava Smithson. I suoi pensieri sul graduale ritorno della città al suo stato naturale presagivano il moderno ideale di “rewilding”, la reintroduzione della natura allo stato selvaggio. Il progetto “Floating Island”, realizzato dopo la sua morte dal Whitney Museum, consisteva in una porzione di zona boschiva autoctona di New York trasportata e impiantata su una chiatta che navigava intorno a Manhattan. L’installazione del 2008 di Fritz Haeg “Animal Estates 1.0” immaginava il ritorno di dodici specie animali in città. Il nido di un’aquila selvatica ricreato all’ingresso dell’edificio urbano era un commento esplicito a quanto è andato perduto nella costruzione della metropoli. Dunque la futura vicina del Whitney Museum, la High Line, segnò un nuovo zeitgeist, spirito del tempo: un dialogo tra design e natura.
Come nel disegno di Piano, la collezione pre-fall Max Mara è carica di ricordi. Le inaugurazioni delle gallerie dall’architettura minimalista ispirano i capi in crêpe di lana nera come la redingote,la gonna alla caviglia tagliata a sbieco e i blazer a doppio petto. Una serie di look in total red rievocano i ballerini degli spettacoli di Trisha Brown vestiti di rosso scarlatto. Dalla “Animal Estates 1.0”, Lynx rufus, Tyto alba e Kinosternon subrubrum rivendicano il loro habitat naturale in stampe piazzate dai colori animalier e maglioni in cachemire con motivo jacquard da indossare con mini di pelle. Il parka fa la sua apparizione, oversize e reversibile in cachemire color castagna e in nylon più sottile, in un delicato grigio gufo. L’alpaca è ampiamente presente, per cappotti a vestaglia con motivi animalier color lontra. La lucente techno seta è incisa con motivi animalier per trench dal gusto contemporaneo e bomber minimali da indossare sotto il cappotto. Piumini in ultrasuede, tocchi inaspettati di metallo, lussuosi scarponcini e berretti a costine di cachemire enfatizzano il messaggio: cool, classico e sexy.
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