Intervista ad Antonia Pasqua Recchia da Artribune.
Un commissario oltre a riorganizzare la macchina deve compiere anche scelte impopolari e dargli sotto di tagli. Al Maxxi quali sono gli sprechi che ha trovato? Organizzazione? Risorse umane? Fornitori?
Non ho trovato grandi sprechi, anche se è stata fatta una puntuale spending review. Certo è che ho trovato un po’ di disorganizzazione e qualche inefficienza. Non dipende dalle persone perché a livello individuale si tratta di tutte persone di qualità. Chiudere i contratti a progetto è stato indispensabile in questa fase (e con grande dispiacere), ma mi auguro che parte di questi possano essere recuperati una volta finita la fase di emergenza. Insomma, il fatto è che mancava a mio parere una regia, un punto di coagulo e di indirizzo.
Quale esempio di disorganizzazione e inefficienza?
Beh ad esempio la parte gestionale risulta un po’ ipertrofica come numero di risorse, mentre la parte culturale è un po’ sottodimensionata. Il totale dei dipendenti magari è quello giusto, ma vanno distribuiti in maniera più coerente.
Sta interpretando il suo incarico alla Fondazione Maxxi in maniera volitiva, non passiva come spesso accade in molti commissariamenti che vivacchiano in attesa di passare la palla. Questo significa che si sta mettendo mano anche allo statuto della fondazione? Se sì in che modo? Con quali modifiche sostanziali?
La Fondazione va a mio parere riposizionata. Dando una maggiore chiarezza alla sua missione che nell’attuale statuto è abbastanza vaga. Dando maggiore valorizzazione alle competenze scientifico culturali e rafforzando queste competenze. Bisogna poi che tutti i sostenitori partecipino ai processi decisionali. Oggi hanno sostanzialmente solo un elenco di benefit, ma non vi è un loro coinvolgimento sulle scelte. Forme partecipative vanno studiate sotto forma assembleare, in modo che possano dare un contributo propositivo. CONTINUA A LEGGERE.