Le settimane precedenti all’Hellfest sono state accompagnate da una profonda discussione col Messicano. Il dilemma era: durante il secondo giorno, andare a vedere gli ‘Slayer’ o i Death To All, che suonavano in contemporanea? I termini della questione vi saranno chiarissimi dato che state su Metal Skunk e non su T3ndyGirl, ma ve li ripeto lo stesso: gli ‘Slayer’ suonano senza Jeff Hanneman, morto qualche mese fa, e i Death To All sono a tutti gli effetti una cover band dei Death portata avanti da alcuni vecchi membri (Reinert, Masvidal, DiGiorgio) e qualche altro soggetto. Il Messicano non aveva dubbi: voleva vedere gli ‘Slayer’, convintissimo che quelli fossero proprio gli SLAYER, e andrà in giro dicendo che all’Hellfest ha visto gli SLAYER, che è stato tutto fichissimo e che Tom Araya spaccava da paura; diceva che Gary Holt non è l’ultimo degli stronzi, che alla fine è un buon rimpiazzo eccetera. Inoltre egli pensava che l’esistenza stessa dei Death To All fosse una vigliaccata, un modo squallido e viscido di fare soldi alle spalle di Chuck Schuldiner, e via dicendo.
Io non penso queste cose dei Death To All. Credo che anzi siano una cosa che farebbe contento Schuldiner. È morto da ormai dodici anni, a nessuno passa per l’anticamera del cervello di pubblicare un disco a nome Death, e penso che l’essenza della band sia quella di far sentire quei pezzi dal vivo, suonati da chi in fondo quei pezzi dal vivo li suonava pure con Schuldiner. Certo guadagneranno dei soldi; ma pure il papa ha uno stipendio. Tutto al contrario invece per gli ‘Slayer’, che mentre Hanneman è ancora caldo già parlano di nuovo album, di continuare ad andare avanti come nulla fosse, del fatto che in fondo con Hanneman non è che si era amici, bravissima persona per carità, ma più un collega che altro. Come se morisse Steve Harris e gli Iron Maiden continuassero ad andare avanti con Markus Grosskopf al basso. Mutatis mutandis, è più o meno il discorso fatto per gli Stratovarius, anche se lì più che di vilipendio di cadavere si trattava di circonvenzione di incapace. Mi dispiace che ad avallare una cosa del genere sia il Messicano che è uno che con gli Slayer ci è cresciuto, però a me questa sì che sembra una viscida porcata che getterà per sempre onta sul capo di chi la sta mettendo in pratica.
Insomma Blasphemer è andato ed Esoteric Warfare è il primo disco con tale Teloch alla chitarra. A sentirlo non lo diresti mai però, perché suona praticamente identico a Blasphemer; il problema è che non c’è nessuno al mondo che suona come Blasphemer, quindi Teloch lo sta imitando. Sul disco non c’è moltissimo da dire, perché il primo istinto sarebbe quello di dire VAFFANCULO e ritornare a sentire Axioma Ethica Odini. A un sacco di gente questo disco ha fatto schifo e non me la sento di biasimarli perché effettivamente non ha né capo né coda né svolgimento né tantomeno canzoni degne di essere estrapolate. Esoteric Warfare, più che un album fatto e finito, è essenzialmente un cazzeggio alcolico acido che non ti lascia niente; l’unico motivo per cui non ne sto parlando male (e non è un motivo stupido, a ben vedere) è che non è un disco banale. È inconcludente, inutile, scemo, anche grottesco; ma non banale. Per me questo è importante perché i Mayhem, per quello che hanno rappresentato, non meritano di finire nella banalità. Molte delle suddette persone a cui Esoteric Warfare ha fatto schifo avrebbero preferito un disco black metal normale, con i blastbeat al posto giusto, la produzione pompata e magari, non so, qualche ospitata di lusso qui e lì. Per quanto mi riguarda, se proprio era inevitabile che i Mayhem finissero male, preferisco questo pastrocchio abbozzato piuttosto che un tentativo di copiare i Watain di turno. Meglio fare schifo che confondersi nella massa, questo è sicuro; ma, se posso permettermi, a questo punto direi che lo scioglimento è un atto dovuto verso chi il logo MAYHEM ce lo ha tatuato sul cuore a lettere di fuoco. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)