Il compito più arduo era quello di rendere un labirinto il vero protagonista della pellicola. Wes Ball ci riesce, anche se paga eccessivamente pegno nei confronti di prodotti similari e di maggior attrattiva.
Thomas si ritrova intrappolato all’interno di un ascensore che sale verso la Radura. Qui trova altri ragazzi che come lui non si ricordano del proprio passato e che hanno fondato una piccola comunità con le sue regole. La regola numero 1 è non lasciare mai la Radura; intorno a essa si snoda un labirinto che è abitato dai Dolenti e che non si sa dove porti.
Film che rimane a metà strada tra il genere fantascientifico distopico, il prison movie e l’esperimento sociale, Maze Runner – Il labirinto non può non essere una calamita per i fan dei vari Hunger Games, Divergent e Ender’s Game. Difatti il prodotto diretto da Ball, e tratto dal romanzo scritto da Dashner, ricalca idee già sperimentate e situazioni facilmente leggibili, ostentando, contemporaneamente, uno sviluppo narrativo visto e rivisto. È sicuramente questa la pecca maggiore di un film senza infamia e senza lode e a cui non si riesce a dare una definizione precisa. Perché Maze Runner – Il labirinto è legato a doppio filo con il prossimo episodio (in uscita nelle sale italiane nel 2015) e senza di esso è difficile comprenderne pienamente l’obiettivo conclusivo. Inoltre il finale sospeso lascia interdetti: non basta dichiarare che una prova è conclusa per lasciare soddisfatto lo spettatore.
Tuttavia Maze Runner – Il labirinto è godibile, intrattiene e nonostante le diverse pecche (puerili) fa leva sulla forza dell’intreccio narrativo per condurre lo spettatore all’agognato “finale”. Tuttavia la domanda che si attesta durante la visione è la seguente: era necessario un altro franchise adolescenziale nel quale gli stilemi sono riconoscibili e ripetitivi? Probabilmente no, ma questa formula attualmente è estremamente fortunata e porta con sé risultati sorprendenti al botteghino. Prima o poi questo costante accatastamento di pellicole affini porterà a una devastante implosione, che aprirà a una nuova era, nella quale fioriranno nuove idee. Perché ciò che accattiva in alcuni prodotti è il ritmo cinematografico, la capacità di coinvolgere lo spettatore e provare una sorta di empatia nei confronti del personaggio principale (ribelle come la Katniss di Hunger Games). In Maze Runner – Il labirinto tutto ciò non avviene perché il cast non ha una “prima donna” di grande spessore e il ritmo lascia spesso a desiderare (e si fossilizza su sequenze spesso fine a se stesse).
Come anticipato, gli stilemi principali anche in Maze Runner – Il labirinto sono evidenti e ostentati con fulgido clamore: la leadership del nuovo arrivato, la curiosità che rompe gli schemi e l’intensa voglia di sopravvivere. Temi che fanno perdere un po’ d’interesse nei confronti dell’esordio alla regia di Ball, che si mette in gioco e pone a servizio del film tutta la sua cinefilia. Difatti sono evidenti i riferimenti all’opprimente senso di smarrimento di Lost, ai mostri di Doom e alla civiltà incapace di oltrepassare i confini del The Village di Shyamalan. Per ora può bastare; tuttavia probabilmente non sarà sufficiente per portare fino in fondo il franchise letterario firmato James Dashner.
Uscita al cinema: 8 ottobre 2014
Voto: ***