Il sito internet happymeal.com
Negii Stati Uniti è in vigore dall'anno 2000 il "Children’s Online Privacy Protection Act", il quale stabilisce che per raccogliere ed utilizzare dati di minori serve il preventivo consenso dei genitori, che deve essere verificato mediante l'invio del permesso firmato a mezzo fax o email.
Tuttavia, siti internet come happymeal.com (di proprietà di McDonald's) e ReesesPuffs.com (pubblicizza cereali per bambini per la prima colazione prodotti da General Mills), e canali TV come Cartoon Network (di proprietà della Turner), Nickelodeon Tv (di proprietà di Viacom) riescono a "bypassare" il divieto suggerendo ai piccoli utenti di "invitare" altri "amichetti" (in alcuni casi, fornendo dati e indirizzi email dei piccoli amici).
Per fare un esempio, sul sito internet ReesesPuffs.com il piccolo visitatore può giocare a fare il DJ con un mixer digitale posto nella home page del sito. In basso a destra, compare la frase "Tell a friend" ("Dillo ad un amico"). Cliccando sulla frase (un link) si apre una finestra dove è scritto: "Avvisa i tuoi amici del nuovo ReesesPuff Dj Tool, riempi i campi qui sotto". Si tratta di un modulo, dove il piccolo visitatore deve indicare il proprio nome e cognome, il proprio indirizzo email e quello dell'amico al quale vuole comunicare la novità.
Ancora, sul portale di Nickelodeon viene chiesto di registrarsi a Nicktv.it, chiedendo il permesso ai genitori se si è minorenni. Tuttavia, più in basso c'è un link il cui testo è "Se i tuoi genitori sono d’accordo clicca qui". Questo significa che il minore stesso può confermare di avere ricevuto il permesso dei genitori (magari, invece, questi ultimi sono ignari).
Violazione della privacy del minore e strategia per "bypassare" il divieto prescritto dal "Children’s Online Privacy Protection Act" ? Sembrerebbe proprio di si.
Venti Associazioni, tra cui la Consumer Federation of America e l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry hanno deciso di presentare una denuncia contro McDonald's, Cartoon Network, ecc. per la violazione del Regolamento sopra indicato e della privacy dei minori alla Federal Trade Commission (l'Agenzia del governo degli Stati Uniti che si occupa della tutela dei consumatori e della verifica del rispetto delle regole di commercio).
L'accusa è di ingannare i bambini "chiedendo loro di fornire gli indirizzi mail dei loro compagni di giochi senza il consenso dei genitori".
Gli "imputati" si sono difesi dichiarando di non memorizzare i dati dei piccoli utenti e, in qualche caso, che ai minorenni dei quali è stato indicato l'indirizzo viene inviata una sola email.
Il problema è che non vi è alcuna certezza che le cose stiano così e, in ogni caso, anche l'invio di una sola email attesta che i dati sono stati memorizzati e che è stata violata la privacy dei minorenni senza il consenso dei genitori, in violazione di quanto stabilito dal regolamento in vigore negli Stati Uniti.
E in Europa? Da anni si parla dell'adozione di un Codice di autoregolamentazione per i minori, ma a tutt'oggi si utilizza esclusivamente la legge generale sulla privacy (in Italia è in vigore la L. n. 196/2003). Ci sono state proposte da parte del Ministero delle Comunicazioni e da varie associazioni di internet provider nel 2003, oltre alla proposta di un codice di regolamentazione per i social network da parte dell'Associazione Save the children, ma non sono mai state recepite in via legislativa.
Eppure, alla luce di quanto accade un codice di autoregolamentazione sarebbe proprio necessario e urgente...
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Roma, 24 agosto 2012
Avv. Daniela Conte
Studio Legale Avv. Daniela Conte & Partners
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