Se è vero che la fabbrica di Spinetta Marengo è “aperta e trasparente”, chiediamo ufficialmente di accedervi tramite una ispezione. Solvay assicuri la piena agibilità, anche documentale e informatica. Medicina democratica assicura tecnici di massimo livello nazionale.
Altrimenti è solo vero che Solvay non è credibile, per quanto abile nella comunicazione. Da decine di anni infatti Montedison e ora Solvay portano a passeggiare i visitatori nei percorsi guidati dello stabilimento per dimostrare agli ingenui che ambiente e sicurezza sono sotto controllo, anzi sani e perfetti. Quando, a contraddire, basterebbe contare il numero dei morti e degli ammalati: le indagini epidemiologiche che abbiamo sempre rivendicato. “L’armonia tra politica locale e dirigenti aziendali”, che oggi si dice “rinnovata”, in effetti c’è stata da sempre cinica e ignorante: l’abbiamo descritta e documentata per anni e anni, come si può consultare sul blog http://alessandriamd.blogspot.com/. Quella sindacale è cementata da venti anni.
Anche la compiacenza di certo giornalismo è mai mancata, se non a tratti. Periodicamente Solvay propaganda, come un mantra, centinaia di nuovi occupati e milioni di investimenti ovviamente ambientali piuttosto che per incrementi produttivi; chi legge viene indotto a sommarli, mentre sono sempre gli stessi: i dipendenti ad esempio si stanno riducendo a cinque centinaia, precari compresi. Come un mantra, ripete essere innocente al processo, che riprende il 26 settembre. In verità invece, si legge nei capi di imputazione, Solvay non solo sapeva benissimo cosa ha comprato a basso prezzo nel 2002, ma ha cercato di nascondere l’inquinamento e le responsabilità per non spendere soldi, tant’è che i suoi dirigenti, quelli che imboniscono cittadini politici e giornalisti in “Fabbriche aperte”, sono imputati con dolo per inquinamento e mancata bonifica. Sottolineiamo dolo, non colpa: erano coscienti di infrangere la legge. Diciamo di più: Solvay, dal 2002 col nome di Ausimont e dal 2003 ribattezzatasi Solvay Solexis, sta continuando a inquinare l’aria (PFIB) e l’acqua (PFOA) come abbiamo dimostrato: ma bastavano le analisi del sangue dei lavoratori. Clamorosa ancora oggi la presenza di scorie di gas HFC-23. Oggi come ieri in caso di catastrofe industriale la Fraschetta verrebbe annientata: il piano di emergenza ed evacuazione, lo ripetiamo, è insufficiente e ignorato, e a prescindere dalle carenti misure antiterrorismo (adottate dalla Solvay in USA) . Eppure per tutta la classe politica e sindacale, ha parlato il sindaco pentito delle dichiarazione fatte con l’Arpa alle Iene: “E’ una fortuna capitata ad Alessandria nell’avere questo stabilimento”. Pentito anche il paradossale Tino Rossi che assolve Solvay mentre è parte civile al processo (dal quale si sfilerà). Noi non siamo ignoranti e/o in mala fede, perciò dubitiamo che Solvay ci consenta l’ingresso sugli impianti. Con tutto il contraddittorio che vuole. La chimica si può fare pulita.
Medicina Democratica
Movimento di lotta per la salute Alessandria