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Me myself & ebook: Connie Furnari

Creato il 09 settembre 2011 da Martatraverso
Ho trascorso la mia adolescenza nei lontani anni’80, anni in cui il mondo non conosceva ancora il frenetico mondo degli ebook reader e i pdf.
 

Il libro cartaceo è stato per me un amico, un compagno. Dopo anni, però, mi sono resa conto che in realtà è stato molto di più.
Un libro è un universo che ti trascina con sé, una realtà alternativa, lontana eppure allo stesso tempo vicina. È un’evasione dal mondo che ci circonda, perché ci fa sperare fino alle ultime pagine che i
buoni possano vincere e che il mondo non sia, almeno tra quelle righe, così brutto come appare.
Il libro cartaceo al contrario dell’ebook, richiede una gestualità, un legame che raramente può innescarsi attraverso il monitor di un pc.
 

Quando sfoglio un libro i miei sensi si acuiscono: le pagine hanno un odore, una forma da accarezzare, a volte liscia a volte più ruvida, ma sempre piacevole al tatto.
Un libro si stringe al petto, si porta con sé nelle fredde sere d’inverno, sotto le coperte o sotto il caldo sole durante un pic-nic al parco: è una porta magica che conduce verso luoghi inesplorati e sconosciuti.
Chiunque abbia provato queste sensazioni è in grado di comprendere. Chi crede invece che un volume sia solo un ammasso di carta non riuscirà mai a capire cosa spinga persone come me a scrivere.
L’emozione sublime che accomuna tutti i veri scrittori è prendere il proprio libro appena pubblicato tra le mani, stringerlo, odorarlo, sentirlo perché è una nostra creatura.
Un libro è vivo proprio perché noi crediamo che lo sia e a questo proposito cito le parole del mio libro preferito, “La Storia Infinita” di Michael Ende:
“Ogni vera storia è una Storia Infinita. Ci sono una quantità di porte che conducono in Fantàsia. Di libri magici come quello ce n’è più d’uno. Molta gente non se ne accorge neppure. Dipende appunto
da chi prende in mano un libro simile.”

(guest post di Connie Furnari per la rubrica Me, myself & ebook)

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