Titolo: Me, We – Only through community
Regia: Marco Zuin
Genere: Documentario
2014
60 min
Girato all’inizio del 2013, questo documentario, ambientato in Kenya, racconta la storia di Makara, Simon, e altri ragazzi la cui vita viene cambiata dall’incontro con l’associazione non profit St. Martin. Ognuno con le loro storie di dipendenze, di miseria, di malattia e disabilità in una realtà difficile come quella kenyota in cui anche le forze dell’ordine, che dovrebbero essere portatrici d’ordine, in realtà aggiungono problematiche arrivando persino a inventare prove fittizie a carico di chi viene accusato. Sono tutte storie di redenzione, in cui la diversità e la disabilità vengono vissute non come debolezza ma come il quid che permette di entrare in empatia con chi è più sfortunato. Tecnicamente è un documentario fatto bene, con delle sequenze pregevoli dal punto di vista fotografico, mostra sicuramente uno spaccato su una realtà poco conosciuta come quella dei missionari e delle organizzazioni non governative. Ci sono però dei momenti di ingenuità anche involontaria e può dare l’impressione allo spettatore che si tratti di una finestra molto limitata. Comprendiamo perfettamente che i documentari hanno una logica e un linguaggio diverso da quello della cinematografia ma apparentemente sembra non funzionare. Ci sembrano poco approfondite le vite dei vari personaggi prima dell’incontro con l’associazione. Una frase in particolare ci ha colpito in negativo. Una donna intervistata afferma: “Senza la conoscenza non sono nulla.” Sicuramente la sua intenzione era quella di rimarcare il fatto che quello che ha appreso grazie al supporto del St. Martin le ha cambiato la vita, ma a primo impatto ci ha spiazzati e ci ha fatto pensare che la vita umana ha comunque un valore intrinseco al di là delle proprie conoscenze. Nessuno di noi due mette in dubbio che la cultura migliori la vita delle persone, ma dire che questa non vale nulla senza la conoscenza ci pare esagerato.
Un’altra cosa poco approfondita è il fatto che non sia stata spiegata la credenza secondo cui certi bimbi malati fossero maledetti. E’ sicuramente agghiacciante pensare che un bambino malato sia maledetto, la cosa ha sconvolto anche noi, però bisogna spiegare cosa c’è dietro. Dopotutto anche noi nel Medioevo avevamo credenze simili.
Per tutte queste motivazioni siamo costrette a non dare la sufficienza
★★