Mea Maxima Culpa, Il silenzio nella Casa di Dio

Creato il 21 marzo 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2012

Nazionalità: USA

Durata: 106′

Genere: Documentario

Regia: Alex Gibney

Distribuzione: Feltrinelli

Uscita: 19/03/2013

Nel giorno in cui il nuovo pontefice officia il rito per il suo insediamento in Vaticano, 19 marzo, esce Mea maxima culpa: silence in the House of God, interessante documentario realizzato da Alex Gibney già premio Oscar per Taxi to the Dark Side (2007).

Il documentario, passato al festival di Toronto e trasmesso dall’emittente americana HBO lo scorso anno, affronta il tema scabroso degli abusi sessuali su più di 200 minori non udenti americani praticati, intorno alla metà degli anni ’60, da padre Lawrence Murphy, direttore del St. John’s Institute di Milwakee, Winsconsin. Gibney ricostruisce in particolare i terribili episodi che hanno segnato la vita di quattro uomini non udenti protagonisti di questa intervista shock. Padre Murphy, che conosceva il linguaggio dei segni, e’ riuscito ad approfittarsi di Terry, Gary, Arthur e Pat all’interno del dormitorio dell’istituto, nel confessionale e altri luoghi impensabili.

In Mea Maxima Culpa, Gibney che già con Taxi to the Dark Side aveva dimostrato di saper porre all’attenzione del pubblico questioni controverse, non si limita al prete di Milwakee, ma confronta casi di pedofilia con protagonisti esponenti del clero europeo e americno. Nella sua analisi il regista mostra come l’atteggiamento della Santa Sede sia sempre lo stesso: indifferenza totale di fronte agli abusi sessuali suoi minori, mai un processo canonico e un obbligo di dismissione dell’abito talare.

Il documentario porta all’attenzione anche un dossier presentato alla Corte Penale Internazionale dell’Aja dal titolo “Survivors Network of those Abused by Priests” depositata dalle vittime e dal Center for Constitutional Rights statunitense. In questo dossier il Papa emerito, Joseph Ratzinger, viene accusato di aver coperto e taciuto i casi di abusi sessuali a danni di minori e di non aver mai preso seri provvedimenti contro la pratica della pedofilia clericale, ma piuttosto di aver firmato De delicti gravioribus, un’epistola in cui si ribadisce il mantenimento del segreto pontificio, pena la scomunica, durante lo svolgimento delle indagini processuali.

L’abuso praticato da una figura vicina alla comunità, come quella di un prete, è qualcosa di aberrante non solo perché per compierla il colpevole punta sulla fiducia riposta dal ragazzino, che lo vede come una guida, ma anche perché rimane sistematicamente impuntito e celato dietro un atteggiamento di superiorità inammissibile. Si tratta di uno degli scandali più immondi che coinvolgono il clero, dandone un’immagine vergognosa, speriamo che l’avvento del nuovo Papa, ispiratosi alla figura di San Francesco d’Assisi, sappia dimostrare coraggio laddove i suoi predecessori hanno dimostrato una tremenda omertà.

Francesca Tiberi


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