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Più o meno, funzionava così: il malware era nascosto dietro un innocente filmato, nel quale noi venivamo taggati da un amico. Il video, una volta cliccato, richiedeva l'installazione di un plugin per la visualizzazione - estensione semplice, in un click. Estensione che però, in realtà era 'sto malware - un software malevolo che prendeva possesso dell'account Facebook ed era in grado di catturare anche i dati salvati nel proprio browser. Per dire, si metteva potenzialmente a repentaglio anche la sicurezza dei nostri account di posta elettronica e quelli per l'accesso ai servizi bancari online: parossismo non troppo irrealistico. Entrava tramite Google Chrome.
Contagioso: una volta entrato il malware bloccava la navigazione in Fb, e iniziava a taggare altri nostri amici in video analoghi. La bestiaccia - lo dico così, da nerd, o bimbominkia, vedete voi - era molto difficile da rimuovere, e riusciva bloccare anche Kasperky (mica pizza & fichi!). Siccome tutta 'sta baraonda è stata scoperta dadue ricercatori italiani, Danny di Stefano e Matt Hofmann, e pubblicata per primi da Repubblica stessa, Facebook Italia si è messa in contatto con il quotidiano per avere più notizie e aiutare gli utenti. Anche perché nelle ultime ore il trend di visitatori sul malware registrava grosse provenienze europee, con una crescita costante di utenti italiani - manco a dirlo, che quando ti taggano non vedi l'ora di aprire il link e commentare qualcosa di arguto.
Riporta il sito di Repubblica che: "nella notte di ieri, la notizia è rimbalzata anche negli Stati Uniti e i due ricercatori italiani autori della scoperta, Danny di Stefano e Matt Hofman, con il collega e blogger dell'HuffingtonPost Carlo De Micheli, sono entrati in contatto con Google (mica pizza&fichi) che ha prontamente risposto all'emergenza bloccando il plugin malevolo da Google Chrome. Anche Facebook ha fatto il suo: ha bannato i link segnalati dai ricercatori italiani rendendoli non condivisibili dagli utenti. Secondo un comunicato stampa ufficiale di Facebook, il team della sicurezza è tutt'ora al lavoro per risolvere il problema".
I cattivi, diciamo i malevoli che fa più il caso, sarebbero turchi e si teme che possano modificare il virus come degli Zobrist informatici, e ricominciare la tiritera.
La notizia è finita anche sul New York Times (mica pizza & fichi) - per la gioia di Repubblica, che se n'e un po' bullata in un articolo di Andrea Stroppa.
Ma nel frattempo i siriani di Syrian Electronic Army (@Official_SEA16) hanno oscurato il sito del New York Times, e quell'articolo che parlava del malware e degli italiani che l'hanno scoperto non si può leggere - era sul blog Bits.
Nello stesso giorno del fattaccio virale, Facebook ha subito un'altro sgarro: è stata infatti condannata a pagare 20 milioni di dollari a 614mila utenti (praticamente qualcosa come 20 dollàri a testa). Motivo: i dati personali erano apparsi in alcuni banner pubblicitari senza permesso o dare possibilità di opt-out.
La stima dei ricavi effettuati da quei banner è di 73 milioni - gli utenti interessati sarebbero in realtà 150 milioni (mica pizza & fichi) in totale.
Al 1601 di California Ave di Palo Alto, però hanno tremato ben poco dato che Facebook ieri a a Wall Street ha toccato il massimo storico di capitallizzaione: 100 miliardi di dollari (c'è bisogno che scriva "mica pizza & fichi"?).
Dalla pubblicazione dei trimestrali, il 24 luglio, il titolo avrebbe guadagnato il 64% (che onestamente non mi sembra affatto pizza & fichi).
E poi giù con tutte le considerazioni che "internet non è un posto sicuro" e "che io la carta di credito mica ce la metto là" o "la roba online comprala te, io vado in negozio che poi ti fregano soldi" e "come se non bastassero i problemi che abbiamo già, mettiamocene degli altri" o "siamo tutti sotto controllo".
Il bar è aperto: un bicchiere di bianco da bere con pizza e fichi?
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