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Medea: il Tragico Fascino di una Moderna Eroina

Creato il 02 aprile 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il aprile 2, 2012 | TEATRO | Autore: Giuseppe Floriano Bonanno

Medea: il Tragico Fascino di una Moderna EroinaIl Duse ritorna per un weekend nel solco della sua tradizione di teatro dell’impegno offrendo una nuova versione di “Medea”. Siamo dunque di fronte ad una tragedia del repertorio classico che Euripide presentò al suo pubblico rompendo con il passato e suscitando scandalo e polemiche; infatti, egli portò per la prima volta in scena, ed al centro della vicenda, una donna, Medea appunto, che mette in discussione il rapporto con l’altro sesso come fin lì sentito dalla società, evidenziando una situazione nuova, addirittura di forza. Situazione nuova che, mandando in crisi la tradizione, apre inediti ed inquietanti orizzonti al ruolo della donna. Medea, straniera e ricca di saggezza, malvista per questo da chi governa la città, diviene la scheggia impazzita che arriva a sovvertire e scuotere le fondamenta stesse dell’istituto familiare. Essa diviene dunque uno dei personaggi più estremi ed affascinanti della tragedia greca, donna allo stesso tempo antica e moderna, la quale, prima fra tutte, agisce non spinta da un impulso sessuale od erotico, ma scientemente per vendicare il gravissimo torto subito. Giasone, per cui Medea ha ucciso il proprio fratello ed abbandonato casa e città macchiandosi così di alto tradimento, dopo averla sposata e generato due figli, arrivato esule a Corinto, decide di convolare a nozze con la figlia del re Creonte per salire nella scala sociale ed assicurare a sé stesso ed alla propria prole un futuro migliore. Questo evento scatenerà nella nostra eroina un tale sconvolgimento emotivo da mandare in crisi ogni forma di autocontrollo, e, sotto l’influsso devastante delle passioni, arriverà a prendere decisioni estreme che porteranno alla sua rovina: punirà il padre dei propri figli, ma finirà per colpire duramente anche sé stessa, e questo nonostante si renda perfettamente conto dell’abominio del proprio atto.

Medea: il Tragico Fascino di una Moderna Eroina

Arrivare ad uccidere i propri figli, la carne della propria carne, è gesto tanto tremendo ed inconcepibile da spaventarla certo ma non abbastanza da dissuaderla, troppo grande è infatti la sua sete di vendetta. Le cronache contemporanee spesso hanno portato alla ribalta vicende simili testimoniando che sono cambiati i tempi forse ma non il modo di pensare ed agire di quell’essere così fallibile che è l’uomo. Lo spettacolo è dunque un lungo percorso nel dolore della protagonista di cui ci viene mostrata tutta la gamma dei sentimenti provati, ben sottolineando, soprattutto, l’orrore che si cela dietro un atto così abominevole e criminale che, pur riconosciuto come tale, viene ugualmente perpetrato. La scena, molto spartana, vede i protagonisti divisi sessualmente: le donne vestono gli antichi abiti della Grecia classica, gli uomini vestono abiti moderni quando non addirittura postindustriali (Giasone), ma su tutto e tutti domina la inquietante e forte presenza di Medea che, fasciata in quel suo abito, rosso come il sangue e come il fuoco che accende le passioni più estreme, è fulcro e centro nevralgico di tutto il dramma. La recitazione di Pamela Villoresi e David Sebasti è molto forte e calcata, tanto da apparire in alcuni passaggi eccessiva o addirittura indisponente, elementi questi tipici di una lettura molto originale ed innovativa, forse per alcuni discutibile, ma che colpisce profondamente nell’intimo di chi guarda producendogli quasi un fastidio fisico. Gli applausi finali di una platea, in gran parte formata da studenti delle scuole medie superiori, testimoniano comunque il sostanziale gradimento del lavoro di regista e attori.

Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro Duse di Bologna

Medea: il Tragico Fascino di una Moderna Eroina



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