19esima puntata di “In Media Stat Virus: I Media nell’Era di Twitter” dedicata ai media ed il [soft] porno, di come la stragrande maggioranza delle testate online siano sempre più alla deriva nell’affannosa ricerca di click, producendo quello che Mantellini definisce, giustamente, “Il giornalismo delle cazzate“[*]
Il pretesto, l’occasione, per affrontare ancora una volta il tema è fornita dalla sapiente operazione di content marketing condotta lo scorso weekend da Pornhub con Wankband.
Partiamo dai “Pig Data” del portale di contenuti pornografici, sempre più azienda di tecnologia e data analytics, per andare dritti al cuore della questione evidenziando come i media di tutto il pianeta abbiano immediatamente raccolto l’ipotesi del braccialetto che ricaricherebbe [il condizionale è d’obbligo poiché allo stato attuale non si conosce se e quando verrà effettivamente realizzato] i propri device tecnologici grazie all’energia prodotta dalla masturbazione.
Numerosissime le testate, anche nel nostro Paese, che hanno colto l’occasione “acchiappa click” rilanciandola anche sui social con i risultati che l’immagine sopra riportata esemplifica. Da l’Huffington Post, che al lancio aveva solennemente promesso che non avrebbe dato spazio a gossip e dintorni, a La Stampa, passando per Il Giornale per chiudere in bellezza, si fa per dire, con il mensile di lyfestyle maschile GQ che propone “Wankband, il bracciale che vale una sega”.
Deriva dalla quale non è immune praticamente nessuna testata con, giusto per citare qualche esempio concreto solo degli ultimi giorni. Il Gazzettino che si lancia in una appassionante cronaca minuto per minuto — che mi aveva fatto addirittura pensare all’ipotesi che ci volessero fare un live blogging sulla questione stante il numero di articoli prodotti in 36 ore al riguardo - della “sexy supplente” culminata con il “perdono del preside” corredato da una fotogallery degna delle riviste che circolavano ai miei tempi nelle caserme. Il Giornale che nel suo ricco repertorio propone il video della giornalista che sul sito “si tuffa seminuda”, mentre sui social — da leggere i commenti, ancora una volta — diventa “tutta nuda”, appunto per acchiappare click, ed Il Corriere della Sera che tranquillizza l’orgoglio maschile sulle dimensioni medie dei loro attributi più cari ottenendo anche in questo caso le reazioni del proprio pubblico.
È fondamentalmente un discorso di newsbrand, di immagine di marca della testata e di coerenza con la stessa che è fondamentale. Se per Buzzfeed, et similia, è un valore aggiunto inserire anche contenuti di valore oltre a meme, gattini, etc., poichè rappresenta un upgrading, così non è per giornali che invece inserendo contenuti “frivoli”, o peggio, svilisce la propria immagine di marca rispetto al proprio pubblico.
Il sensazionalismo, le copertine “hot” [e dintorni] non sono una novità del giornalismo online, la differenza però è che adesso non si tratta più di un esclusiva dei magazine popolari di gossip ma il cerchio si è allargato a dismisura a fonti d’informazione “serie”.
Qualche giorno fa è stato pubblicato un interessante articolo: “Porn Can Save the News Industry, and Not in the Way That You Think” che sostiene quanto avevo provato ad esplicitare anni fa su come il porno sia da sempre precursore dei tempi e la costante ricerca di innovazione complessiva del settore possono [al di là di gusti e moralismi individuali] essere d’insegnamento per molti altri settori e segmenti di mercato. Se ne consiglia assolutamente la lettura ai capo redattori dei web desk delle testate che è evidente abbiano sinora ampiamente frainteso il concetto.
Ad oggi, la competizione si è assestata sul minimo comun denominatore per un modello che ricerca volume e non valore, non è certamente questa la strada da percorrere.
Nel podcast sottostante, come d’abitudine, è possibile riascoltare e, volendo, scaricare l’intera puntata.
Si ricorda che “In Media Stat Virus: I Media nell’era di Twitter” continuerà la programmazione sino a giugno e sono assolutamente graditi suggerimenti sui temi da affrontare da qui ad allora. Sul terrazzo di Radio Fujiko abbiamo allestito appositamente una piccionaia allo scopo. In alternativa è possibile interagire, anche, via Twitter utilizzando l’hashtag #imsv14 e/o menzionando i due account @pedroelrey / @radiofujiko.
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