Il ruolo dei media
Continuiamo i nostri post su media e minori, ossia come riconoscere i meccanismi dei media per diventare fruitori attenti. E continuiamo a citare, ancora, Karl Popper che in quanto filosofo ed educatore ha lasciato delle riflessioni interessanti su quel mezzo straordinariamente efficace, per la diffusione dei messaggi, qual è la televisione.
A proposito dell'iter degenerativo, subito dai programmi televisivi, egli ci dice:
«Se riflettiamo sulla storia della televisione, vediamo che, nei suoi primi anni, essa era abbastanza buona. Non c'erano le cattive cose che sono arrivate dopo, offriva buoni film e altre cose discrete. La ragione di questo sta in parte nel fatto che all'inizio non c'era competizione o, per lo meno, ce n'era molto poca, e anche la domanda non si era ancora estesa. Perciò la produzione poteva essere più selettiva. Per dire la cosa nel modo più semplice, non abbiamo gente che possa realizzare, per più o meno venti ore al giorno, programmi di valore. E' semplicemente un compito di estrema difficoltà, e quante più sono le stazioni emittenti tanto più diventa difficile trovare professionisti che siano davvero capaci di produrre cose sia interessanti che di valore. Si può facilmente produrre materia che si può definire come «non cattiva e noiosa», ma non certo materia che sia attraente e di qualità per venti ore al giorno.Come abbiamo già detto, il livello del prodotto televisivo è sceso perché le stazioni televisive, per mantenere la loro audience, dovevano produrre sempre più materia scadente e sensazionale. Il punto essenziale è che difficilmente la materia sensazionale è anche buona. Ma lo spettatore viene in qualche modo "educato" a questo tipo di produzione e quando questo ne è in qualche modo "assueffato" è costretto a chiedere dosi sempre più alte di questi programmi. Quello che la volta scorsa abbiamo chiamato:spezie, pepe è qualcosa che induce una sorta di dipendenza per cui, ad un certo punto lo spettatore, quasi, non si accorge di essere vittima di una manipolazione mediatica non priva di conseguenze. Come abbiamo già detto, i produttori televisivi spesso giustificano certe trasmissioni adduccendole al fatto che è lo spettatore a richiederle. Ma la realtà è che certi programmi pur essendo di indubbia qualità hanno una forte audience perchè non esiste un alternativa valida e, l'unica vera alternativa sarebbe quella di usare il telecomando per spegnere o cambiare canale. Ma che succede se anche cambiando canale mi trovo in altre reti programmi simili? Infatti non è un caso che siamo costretti non solo a vedere orribili programmi, mal condotti e mal confezionati ma a vedere anche i loro cloni. Da che è nata la televisione, anno dopo anno abbiamo assistito ad una discesa del campo della buona produzione, quella che nei primi anni si definiva addirittura "educativa" e "pedagogica". I programmi, anche quelli peggiori sono stati conditi sempre più con spezie e sale (gossip, battibecchi, indiscrezioni, sesso) in modo che l'ignaro spettatore riuscisse ad ingoiare anche il sapore più disgustoso. Quando l'audience si stanca? Semplice aumentiamo le dosi, non si spiegherebbero altrimenti tutti i Grande fratello, i reality, i talent, telegiornali gossipari, i serial insulsi e per di più a puntate e, programmi pomeridiani che trattano argomenti per mezzo di "stereotipi" e "pregiudizi" con degli ospiti del tutto ignoranti rispetto all'argomento trattato ma che stanno lì a dire qualsiasi cosa pur di aggiudicarsi il loro gettone di presenza ed i famosi quindici minuti di popolarità. Vi sono troppe stazioni emittenti in competizione. Per che cosa competono? Ovviamente per accaparrarsi i telespettatori e non,certo, per un fine educativo. Non fanno certamente a gara per produrre programmi di solida qualità morale, per produrre trasmissioni che insegnino ai bambini (ma anche agli adulti) qualche genere di etica. Questo aspetto è importante e difficile, perché l'etica si può insegnare ai bambini soltanto fornendo loro un ambiente attraente e buono e fornendo loro, soprattutto, buoni esempi.
Simonetta